A dichiararlo è il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi. Come previsto dalla normativa, entro il 17 dicembre bisognerà versare il saldo dell’Imu. Secondo le ipotesi elaborate dalla CGIA, il problema si complicherà enormemente nel caso in cui i Comuni modificassero nei prossimi mesi l’aliquota ordinaria del 7,6 per mille. Infatti, la nuova imposta prevede che il gettito delle seconde case e dei beni strumentali (capannoni, negozi, uffici, etc.) andrà per il 50% ai Comuni e per l’altro 50% all’Erario.
Ma andiamo con ordine. La scadenza del pagamento della prima rata è prevista per il prossimo 18 giugno. In questa occasione, quasi tutti i Comuni applicheranno l’aliquota base. Pertanto, basterà dividere a metà l’importo da versare indicando nel modello F24 la quota da destinare all’Erario e quella da versare al Comune. La situazione, purtroppo, si complicherà enormemente se il Comune deciderà, dopo il 18 giugno, di aumentare l’aliquota.
Se, ad esempio, verrà portata all’8 per mille, la definizione della quota da pagare con la seconda rata, si stabilirà tramite un doppio calcolo: il primo per determinare l’importo che andrà all’Erario, sempre calcolato con l’aliquota ordinaria (7,6 per mille), il secondo per calcolare l’importo che andrà al Comune, tenendo conto che la parte eccedente il 7,6 per mille andrà tutta al Comune.
Questa situazione si verificherà anche nel caso i Comuni dovessero abbassare l’aliquota ordinaria.
“Tutto ciò – prosegue Bortolussi – creerà dei grossi problemi a tutti i contribuenti per calcolare quale importo dovrà essere versato all’Ente locale e quale allo Stato. Una situazione veramente diabolica che rischia di mandare nel panico milioni di contribuenti”.
Più sotto la CGIA riporta 2 casi che vedono modificata l’aliquota ordinaria del 7,6 per mille.
Nota: I calcoli sono stati effettuati su una abitazione di categoria A3, rendita catastale di 424,97 euro con annessa pertinenza (autorimessa) di categoria catastale C6, rendita catastale 85,27 (al netto della rivalutazione). Le rendite corrispondono alle rendite media nazionali.