Come correttamente riferito dagli organi di stampa, la Commissione Tributaria Provinciale di Napoli con la sentenza 321/17/12 ha confermato in pieno la legittimità della pretesa tributaria dell’Agenzia delle Entrate e dell’operato dell’Agente della riscossione Equitalia Sud, per quanto riguarda gli avvisi di accertamenti emessi per gli anni dal 1985 al 1990 nei confronti di Diego Armando Maradona. Tale debito è stato integralmente riconosciuto come dovuto per l’importo di 37.423.399,31 euro e cioè per l’importo maturato alla data di presentazione del ricorso. L’importo, quindi, non ha subito alcuna riduzione o annullamento parziale.
I residui debiti contestati dal sig. Maradona riguardavano, invece, quattro cartelle per un totale di 3.148,53 euro, relative a imposte di registro per atti giudiziari e tre bolli auto. La Commissione solo in relazione a tali importi ha accolto il ricorso e, pertanto, a rettifica di quanto apparso su alcuni organi di stampa, le notizie che riportano un parziale annullamento del debito del sig. Maradona per diversi milioni di euro sono prive di ogni fondamento.
La Commissione Tributaria Provinciale ha anche evidenziato come in relazione alla pretesa del Fisco relativa all’Irpef, la Cassazione avesse già nel 2005, con la sentenza n. 3231 passata in giudicato, respinto i ricorsi del sig. Maradona. Dice la Commissione Tributaria: “E’ poi appena il caso di rimarcare l’importanza dell’intangibilità del giudicato, perché altrimenti le liti, come ha esattamente posto in rilievo la difesa degli Enti impositori, potrebbero protrarsi all’infinito con l’utilizzo di strumenti processuali elusivi, come si è verificato nel caso in esame in cui si sono fatti rivivere aspetti di vicende ampiamente esaminati in sede giurisdizionale anni addietro” (pag. 16 della sentenza).