Potrebbe arenarsi gia’ il tentativo di Pd e Pdl di modificare la riforma del mercato del lavoro agganciando gli emendamenti al decreto sviluppo. Dopo l’accordo raggiunto lunedì tra i capigruppo di maggioranza della Commissione Lavoro della Camera su un pacchetto di 10 emendamenti, è arriva ieri la “doccia gelata” del governo, contrario soprattutto all’ipotesi di rinvio di un anno dell’Aspi, il nuovo sistema di ammortizzatori sociali, che sarebbe dovuto entrare in vigore nel 2013. Un no formalizzato dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso di una serie di incontri a Montecitorio con gli ex relatori di maggioranza della riforma stessa, di Camera e Senato, che sembra estendersi anche ad altre modifiche previste come la richiesta di slittamento dell’aumento dei contributi a carico di precari e partite Iva. ‘Aumentano i costi’, sarebbe stata la linea di difesa di Fornero che assieme al ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha tessuto la tela dei rapporti. L’esecutivo per ora “sta riflettendo”, tra contatti e incontri, ma per il pacchetto di emendamenti sembra profilarsi il rischio di inammissibilita’. Oggi, infatti, tocca alla Commissione Attivita’ produttive e Finanze pronunciarsi sulle oltre 1900 richieste di modifica al decreto sviluppo.Un epilogo in qualche modo scontato per il Pdl: “gli emendamenti che aumentano i costi non passeranno mai, ma il Pd ha voluto insistere”, spiega al termine di uno dei molti incontri tra il ministro ed i parlamentari, Giuliano Cazzola del Pdl. “Ci sono fortissimi problemi su quegli emendamenti che hanno un costo. Non so se il pacchetto restera’ cosi’ come e’. Non so se terra’, a questo punto”, dice ancora ipotizzando, in caso di bocciatura in sede di ammissibilita’, un ‘ricorso’ al dl sulla spending review al momento al Senato. E’ il Pd, invece, ad alzare i toni e ad avvertire: “gli emendamenti di maggioranza non si possono dividere, non sono una mela. Le richieste si tengono tra loro e c’e’ un equilibrio tra quelle sugli ammortizzatori sociali e quelle sulla flessibilita’ in entrata”, dice l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano. E aggiunge: “sarebbe grave se il pacchetto unitario fosse considerato inammissibile” considerato il fatto, ribadisce, che le modifiche “discendono direttamente dall’impegno politico preso dal premier Monti e non si possono cancellare con un tratto di penna”. Piuttosto, prosegue, “siamo pronti ad approfondimenti se saranno necessari”. E se l’Api annuncia di aver controfirmato gli emendamenti di maggioranza alla riforma del lavoro, ad ‘incrinare’ il fronte Pd arriva Pietro Ichino che giudica il rinvio dell’Aspi una richiesta “regressiva”.”Sono nettamente contrario al rinvio di un anno dell’entrata in vigore della nuova assicurazione universale contro la disoccupazione: in questo modo si rinvia di un anno un provvedimento che aumenta il sostegno del reddito e ne allunga la durata a un anno, in caso di perdita dell’occupazione, per due terzi dei lavoratori dipendenti, e cio’ soltanto per conservare a un terzo di essi che oggi ne gode il trattamento di mobilita’, cioe’ un trattamento che ha dato risultati complessivamente molto negativi dal punto di vista della ricollocazione dei lavoratori interessati, allungandone i periodi di disoccupazione”, spiega il senatore Pd, pur difendendo il resto degli emendamenti che a sui giudizio “nessuno puo’ leggere come un ritorno indietro rispetto alle scelte compiute con il disegno di legge Fornero”.