Che spendacciona la Regione Sicilia: rispetto alla media di tutte le altre regioni d’Italia, i costi della politica e quelli per l’acquisto di beni e di servizi sono, in termini pro capite, circa il doppio; quelli relativi agli stipendi del personale addirittura più del triplo. La comparazione è stata effettuata dalla CGIA di Mestre che ha messo a confronto questi 3 indicatori ottenendo, come risultato finale, le spese di funzionamento totali di ciascuna Amministrazione regionale. Ebbene, la Regione Sicilia viene a costare 2,5 volte in più della media di tutte le altre Regioni messe assieme: precisamente 551 euro pro capite contro i 219 euro pro capite in capo a tutti gli altri cittadini italiani.
Ritorniamo alla spesa pro capite. Per quanto concerne le uscite per gli organi istituzionali, ovvero il costo della Giunta e dell’Assemblea regionale, il costo per i residenti siciliani è pari a 33 euro all’anno, mentre la media delle altre regioni è di 15 euro pro capite, anche se va sottolineato che la media delle Regioni a Statuto speciale balza a 41 euro pro capite.
Le spese per il personale, vale a dire il costo degli stipendi e i dei contributi previdenziali dei dipendenti regionali, si attestano in Sicilia sui 346 euro pro capite, mentre la media di tutte le altre amministrazioni regionali è di 108 euro pro capite. Anche in questo caso la spesa media delle Regioni a statuto speciale è poco meno del doppio (616 euro) del costo sostenuto da ciascun siciliano.
Infine, per quanto concerne le uscite per l’acquisto di beni e servizi – ovvero il costo delle utenze, degli affitti, della cancelleria, etc. – ammontano per ciascun siciliano a 171 euro all’anno, contro i 96 euro pro capite per tutti gli altri cittadini italiani, anche se nelle realtà a statuto speciale il costo pro capite sale a 234 euro.
“Queste disparità di spesa – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – trovano la loro giustificazione nella piena autonomia che dispongono le realtà a Statuto speciale che, ad esempio nel Nord, hanno speso bene le risorse a disposizione. E’ vero che queste Amministrazioni hanno maggiori funzioni e competenze delle altre, tuttavia ritengo che con l’Europa a 27, le ragioni storiche, culturali e linguistiche che hanno portato al riconoscimento della specialità di questi territori debbano essere riviste. Ritengo che solo attraverso una seria riforma federale che responsabilizzi maggiormente chi gestisce la cosa pubblica sia possibile evitare la bancarotta che sta rischiando in queste ore la Regione Sicilia”.