ABI: Italia soffre tensioni europee, economia 2012 giù del 2%

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Il quadro internazionale in deterioramento contribuisce ad appesantire l’andamento dell’economia italiana. Mentre i nodi trascurati dell’economia mondiale stanno venendo al pettine, la debole governance europea, con segnali contrastanti, scelte rinviate e decisioni non prontamente implementate, sta ponendo in seria discussione il futuro dell’euro. Per l’Italia il risultato nprevedibile è un -2% nel 2012, ancora in riduzione, anche se marginalmente, nel 2013, risalendo di soli pochi decimi sopra lo zero nel 2014. Questa è la fotografia del quadro congiunturale del Rapporto di previsione AFO-Financial Outlook 2012-2014 elaborato dall’ABI.
Per le banche italiane la crescita dell’attività sarà condizionata dalle previsioni economiche complessive, ma anche dal nuovo contesto regolamentare sia micro che macro. Il conto economico continuerà a mostrare andamenti insoddisfacenti: anche se i ricavi ripartiranno, spinti dapprima dal margine di interesse e poi dai ricavi da servizi e finanziari, alla fine il recupero non risulterebbe ancora in grado di coprire le perdite di reddito degli ultimi anni. Di conseguenza resta decisivo lo sforzo di contenimento dei costi.

Le prospettive: il quadro macroeconomico interno

Le prospettive per l’economia italiana sono strettamente legate all’evolversi della crisi del debito nell’area euro e alle modalità con cui sarà data attuazione alle decisioni del vertice del 28 e 29 giugno, cruciali per il riassorbimento delle tensioni sui mercati finanziari e per il ripristino di normali condizioni di mercato, in Italia e nel resto dell’area. Gli sforzi compiuti dal governo, confermati dall’ampio surplus primario previsto per il triennio in corso, non sono, infatti, sufficienti a migliorare la percezione dei mercati finanziari sulla sostenibilità del debito pubblico italiano e attivare un circolo virtuoso che porti alla riduzione dei tassi sul debito sovrano. In questo quadro, la previsione, condotta come di consueto con gli Uffici studi delle principali banche italiane, segnala per l’anno in corso una contrazione del Pil pari al 2%. La crescita riprenderà di un modesto 0,6% solo nel 2014, dopo che nel 2013 la variazione del Pil sarà quasi nulla.
I consumi delle famiglie si ridurranno: dopo la marcata contrazione prevista per l’anno in corso (- 2%), la variazione dei consumi proseguirà la sua marcia in territorio negativo, anche se a un ritmo meno pronunciato. Per quanto riguarda il reddito disponibile, a causa di redditi da lavoro quasi fermi e tassazione in aumento, dopo una riduzione pari al 3,5% per l’anno in corso, si stima una successiva contrazione dell’1,2% per il 2013 e dello 0,2% per il 2014.

La finanza pubblica

La forte contrazione del Pil peggiorerà gli indicatori di finanza pubblica rispetto alle previsioni precedenti e a quelle del Governo. Il pareggio di bilancio sarà raggiunto nel 2013 ma solo per quello che riguarda il saldo “strutturale” mentre per quello effettivo bisognerà aspettare il 2014,  con un indebitamento netto che, nel triennio di previsione, passerà da -2,2% a -0,2% del Pil. A tale dinamica contribuirà una modesta riduzione delle uscite, pari allo 0,2% del Pil nel triennio di previsione, e una robusta crescita delle entrate per un ammontare complessivo pari al 3,5% del Pil. Tale squilibrio nei contributi alla riduzione del deficit potrà essere in parte ridotto dal
concreto operare della spending review.

Industria bancaria: andamenti e prospettive

In questo contesto l’operatività delle banche continuerà ad essere sottoposta a notevoli tensioni. In particolare sotto il profilo della raccolta bancaria, che continua ad essere il principale canale di trasmissione della crisi sovrana all’attività delle banche. In quest’ottica l’intervento della Bce, con le due aste di rifinanziamento è risultato tempestivo e soprattutto efficace a colmare il gap tra livelli di raccolta e impieghi. Sotto altra prospettiva, ulteriori pressioni sull’attività bancaria verranno dalla recessione in corso, che agisce sul costo del credito: se il tasso di decadimento degli impieghi rimarrà stabilmente su livelli più elevati di 8 decimi di punto rispetto ai dati precrisi, il rapporto sofferenze/impieghi dovrebbe aumentare fino al 7,2% nel 2014, valore superiore di 1,8 p.p. rispetto al 2011.

Roe, margini e costi

Il Return on Equity dell’attività bancaria dovrebbe segnare alla fine della previsione un livello del 3,5%, contenuto nel confronto storico. Piuttosto dinamico l’andamento del margine di interesse che dovrebbe garantire flussi di reddito per 4 mld di euro. Più complessa la dinamica degli altri ricavi che dopo una ulteriore riduzione attesa per quest’anno, in seguito dovrebbero generare
flussi reddituali aggiuntivi per quasi 7 mld di euro.
A limitare la crescita della redditività concorrerà principalmente l’alto volume di accantonamenti a protezione del rischio di credito; il controllo dei costi continuerà d’altra parte ad essere la leva principale a difesa della redditività. Grazie a tale opera di contenimento, e all’aumento dei ricavi, potrebbe determinarsi una significativa riduzione del cost income ratio, su un livello di poco inferiore al 58% a fine 2014.

Raccolta e impieghi

Nonostante le tensioni, la raccolta da residenti, dopo la contrazione registrata nel 2011, dovrebbe tornare a crescere su ritmi soddisfacenti rispetto ai suoi molti obiettivi: in particolare l’incidenza delle passività bancarie sul Pil dovrebbe aumentare di oltre 5 p.p. Per quanto riguarda i finanziamenti a famiglie e imprese, partendo da un incremento del 2% per quest’anno si dovrebbe arrivare a tassi di crescita del 3,1% a fine periodo di previsione, con un maggiore dinamica dei prestiti alle imprese.