È qualche anno, ormai che con allarmi più o meno attendibili si parla del rischio di una nuova crisi alimentare globale dovuta al boom del prezzo delle materie prime o alla riduzione nella produzione degli alimenti base più devastante di quella del 2007 -2008 quando si verificarono rivolte in numerosi paesi in via di sviluppo o come la più recente che avrebbe di fatto determinato le rivoluzioni che hanno riguardato il Nord Africa.
Ma le dichiarazioni della FAO rilasciate ieri 09 agosto sono preoccupanti, per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”.
Secondo l’organizzazione dell’ONU, infatti, da giugno a luglio sono schizzati alla stelle su scala globale, i prezzi dei cereali e dello zucchero dopo tre mesi consecutivi di declino.
Che la minaccia di un aumento generalizzato dei prezzi fosse incombente lo si era già compreso dalla siccità che ha colpito il nord come il sud del pianeta così influenzando in maniera evidente la produzione delle tre principali fonti di cibo (grano, mais, soia).
Basti pensare che i prezzi del mais e della soia segnano un + 23 % nel mese di luglio rispetto al giugno a causa del tempo afoso e molto secco che ha afflitto il Midwest americano. Analogamente il prezzo del grano è salito del 19%. Le uniche note positive riguardano il riso il cui prezzo è rimasto sostanzialmente stabile mentre quello della carne addirittura in calo (-3%).
Secondo Abdolreza Abbassian, uno degli economisti più importanti della FAO, questi dati non escluderebbero che stiamo assistendo ad un ritorno della crisi alimentare con una situazione paragonabile a quella del 2007-2008.
In quel biennio, ritornando indietro con la memoria si registrarono situazioni analoghe con condizioni atmosferiche avverse, prezzi del carburante record, maggiore ricorso ai biocarburanti, le politiche che limitano le esportazioni e l’aumento dei prezzi del grano che avevano determinato un’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari che erano state a loro volta la scaturigine di violente manifestazioni in diversi paesi dall’Egitto al Camerun sino ad Haiti.
Sembra quindi ripetersi la storia, tanto che la FAO ha dimostrato preoccupazione per il fatto che molti paesi potrebbero limitare le esportazioni di derrate alimentari.
È chiaro, per Giovanni D’Agata che il susseguirsi di crisi alimentari su scala transazionale, il pericolo di un blocco dell’esportazioni di prodotti alimentari di base da parte di paesi chiave, dovrebbe determinare il nostro governo a ripensare rapidamente la politica alimentare tentando di riportare il Paese verso la ricerca di un’autosufficienza alimentare, sicuramente in un’ottica europea, che veda nell’agricoltura un volano importante per salvaguardarci dal rischio di ripercussioni che potrebbero riguardare nel prossimo futuro gli approvvigionamenti di prodotti alimentari.