Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con gli altri Ministri competenti, ha approvato un disegno di legge che introduce novità e semplificazioni rilevanti in settori produttivi nevralgici per lo sviluppo del Paese, quali infrastrutture, trasporti, edilizia e territorio.
Il disegno di legge, sul modello francese del debàt public, introduce nel nostro Paese l’istituto della consultazione pubblica per la realizzazione delle opere di interesse strategico, così da consentire il coinvolgimento preventivo delle comunità e dei territori interessati, permettendo una maggiore condivisione delle informazioni e delle finalità dei progetti con le comunità locali. Sempre sul fronte infrastrutturale, sono introdotte nuove misure per agevolare ulteriormente l’utilizzo degli strumenti di partenariato pubblico-privato per la realizzazione delle opere pubbliche, anche attraverso una ulteriore semplificazione e accelerazione delle procedure.
Attraverso la proposta di leggi di delega, si intende inoltre ammodernare e semplificare fortemente i quadri normativi complessivi di settori importanti quali: appalti pubblici, edilizia e territorio, trasporto con autobus. La normativa di questi settori, in seguito a diverse modifiche legislative intervenute nel corso degli anni, ha perso organicità, e si è dunque deciso di consolidare le novità legislative, così da dare maggiore stabilità e certezze agli operatori.
Il disegno di legge approvato oggi arricchisce ulteriormente il lavoro di produzione normativa in tema di infrastrutture e trasporti svolto dal Governo nell’ultimo anno, sfociato in oltre 120 nuove norme già direttamente operative o la cui attuazione amministrativa è imminente.
Queste, in sintesi, le principali novità introdotte dal provvedimento:
1) MISURE PER L’ATTRAZIONE DI CAPITALI PRIVATI
– Finanziabilità di progetti e bandi. Per assicurare che i progetti da realizzare con contratti di partenariato pubblico-privato siano idonei ad assicurare adeguati livelli di “bancabilità” fin dalla gara per l’affidamento, le amministrazioni aggiudicatrici potranno chiedere che l’offerta presentata sia corredata da una manifestazione di interesse da parte di una banca a finanziare l’operazione. Attraverso questa consultazione preliminare con gli operatori economici invitati a presentare le offerte, sarà dunque possibile far emergere – prima dell’affidamento – eventuali criticità del progetto sotto il profilo della finanziabilità da parte del settore bancario. Inoltre, vengono introdotti i “bandi-tipo” per l’affidamento di contratti di partenariato predisposti e approvati, previo parere del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici.
– Subentro di un nuovo concessionario designato dagli enti finanziatori del progetto. Il ddl interviene sull’istituto del subentro, istituto che consente di assicurare la continuità del rapporto concessorio in caso di risoluzione del rapporto stesso per motivi addebitabili al concessionario. Viene introdotto, in particolare, un termine minimo per legge (120 giorni, prorogabile di altri 60 su richiesta motivata), sostitutivo del termine rimesso al contratto tra le parti come è nella situazione vigente, per la designazione del nuovo concessionario da parte degli enti finanziatori, che hanno in questo modo maggiore tempo per effettuare le proprie scelte. Viene lasciata, inoltre, alla volontà negoziale delle parti la determinazione dei criteri e delle modalità di attuazione del diritto di subentro. Tramite questa garanzia, il finanziamento dell’opera risulta maggiormente attrattivo per il sistema bancario.
– Centrale di committenza per l’affidamento delle concessioni. Per favorire l’impiego dello strumento della concessione anche da parte delle amministrazioni di medie e piccole dimensioni – le quali spesso non possiedono al loro interno le competenze necessarie per attivare le particolari procedure previste – si introduce la possibilità di fare ricorso alle centrali di committenza, istituto già sperimentato per gli appalti pubblici.
La centrale di committenza è un’amministrazione aggiudicatrice che acquista forniture o servizi destinati ad amministrazioni aggiudicatrici o altri enti aggiudicatori, oppure aggiudica appalti pubblici o conclude accordi quadro di lavori, forniture o servizi destinati ad amministrazioni aggiudicatrici o altri enti aggiudicatori. E’ quindi uno strumento per facilitare il lavoro delle stazioni appaltanti pubbliche, che possono associarsi o consorziarsi, accorpando le funzioni organizzative a monte.
2) SEMPLIFICAZIONE E ACCELERAZIONE DELLE INFRASTRUTTURE
– Consultazione pubblica. Per promuovere un più alto livello di partecipazione delle popolazioni e dei territori rispetto alla realizzazione di opere strategiche, viene introdotta in Italia la procedura di “consultazione pubblica”. Ispirata al modello francese del debàt public, la consultazione permetterà di verificare preliminarmente la percorribilità di un progetto e consentirà alle popolazioni coinvolte di valutare e conoscere nel dettaglio le scelte riguardanti la realizzazione e localizzazione delle grandi opere infrastrutturali. Scopo della consultazione, che non sarà vincolante per il decisore pubblico, è aumentare in modo significativo il livello di coinvolgimento preventivo delle comunità locali nei processi di realizzazione delle opere strategiche per il sistema Paese.
– Semplificazione della procedura di approvazione unica del Cipe del progetto preliminare e della procedura di valutazione di impatto ambientale. La nuova procedura – introdotta dal decreto-legge Salva Italia – di approvazione unica da parte del Cipe del progetto preliminare di un’opera viene ulteriormente perfezionata, inserendo una tempistica definita per il pronunciamento delle singole amministrazioni e la previsione di azioni conseguenti al mancato rispetto dei termini.
Inoltre, nell’ambito dell’istruttoria sui progetti relativi alle opere soggette a procedura di valutazione di impatto ambientale, si fissa il termine di 30 giorni per la presentazione delle eventuali osservazioni rimesse al Ministero dell’ambiente dai soggetti pubblici e dai privati interessati. In questo modo sarà più semplice fissare termini stabiliti per la conclusione della conferenza di servizi necessaria per l’approvazione del progetto preliminare.
– Ripartizione dei lavori delle imprese appartenenti ai raggruppamenti temporanei di imprese (RTI). Viene introdotta maggiore flessibilità delle regole riguardanti la ripartizione dell’esecuzione dei lavori tra le imprese che hanno partecipato a una gara di affidamento associandosi in raggruppamento, prevedendo anche percentuali diverse da quelle corrispondenti alle quote di partecipazione indicate in sede di gara. L’esecutore dei lavori dovrà ovviamente essere in possesso delle qualifiche necessarie, come dovrà essere accertato in via preventiva dal committente.
– Semplificazioni normative e riduzione dell’overdesign. Per ridurre il fenomeno dell’overdesign – e cioè la fissazione di requisiti tecnici progettuali più stringenti rispetto a quanto richiesto dalla normativa europea, in particolare per le opere infrastrutturali ferroviarie – e i relativi costi da esso generati, si prevede l’allineamento delle regole minime di sicurezza alle norme europee, anche già vigenti, limitando l’introduzione di ulteriori norme nazionali non fondate su standard comuni ed i relativi sovracosti.
– Svincolo garanzie di buona esecuzione. Per garantire maggiore liquidità alle imprese che operano nel settore degli appalti pubblici, si prevede – per lo svincolo progressivo della garanzia in base all’avanzamento dell’esecuzione del contratto – la riduzione dal 25% al 20% della percentuale relativa all’ammontare residuo dell’importo garantito non svincolabile fino al collaudo. Nei settori speciali (energia, acqua, trasporti, poste), la messa in esercizio delle opere prima del loro collaudo, se protratta per oltre 12 mesi, darà luogo allo svincolo automatico delle garanzie di buona esecuzione. A tutela della pubblica amministrazione rimane comunque una quota del 20% delle garanzie, che possono essere svincolate solo all’emissione del certificato di collaudo, ovvero alla scadenza del termine contrattuale per l’emissione dello stesso certificato.
3) MISURE PER IL SETTORE EDILIZO
– Recupero del patrimonio edilizio esistente. Per incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente, si prevede una politica di riduzione degli oneri di costruzione relativi a ristrutturazioni e recuperi edilizi, differenziando i contributi di costruzione rispetto alle nuove opere, così da rendere più vantaggioso il recupero e la ristrutturazione del patrimonio edilizio. In questo modo si favorisce un utilizzo virtuoso degli immobili esistenti, limitando il consumo del territorio.
4) DELEGHE PER L’AMMODERNAMENTO DELLE NORME SU INFRASTRUTTURE, EDILIZIA E TRASPORTI
– Disposizioni di delega in materia di contratti pubblici, edilizia e governo del territorio, e trasporto di persone mediante autobus. Attraverso una serie di proposte di legge di delega, si intende riordinare e consolidare le normative di questi importanti settori, pervenendo a quadri normativi organici, snelli e più fruibili da parte degli operatori, in quanto le leggi attuali sono state oggetto di svariati interventi legislativi che ne hanno compromesso l’organicità e hanno creato instabilità ed incertezza nel quadro regolatorio. In questo modo gli operatori e gli investitori potranno usufruire di un orizzonte certo e più stabile nel tempo, che consentirà loro di programmare con maggiore sicurezza le proprie scelte.
Il Consiglio dei Ministri ha preso atto della nomina di Agostino Ragosa a Direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Nato nel 1950 a Salerno, si è laureato in Ingegneria Elettronica e Telecomunicazioni presso la Federico II di Napoli. Tra il 1978 e il 1993 ha lavorato in Italcable e, successivamente, è passato nel gruppo Telecom Italia assumendo diversi incarichi dirigenziali, con particolare riferimento al settore dell’ICT. Dall’agosto 2004 all’agosto 2012 è stato Chief Operating Officer del Gruppo Poste Italiane dove, da settembre, ricopre l’incarico di Responsabile dell’innovazione e dello sviluppo ICT, ruolo che lascerà per svolgere il nuovo incarico.
La sua nomina è frutto di una valutazione collegiale, a cui si è giunti attraverso una procedura innovativa e aperta. Per l’individuazione della figura professionalmente più adatta, sui principali siti dei Ministeri competenti è stato infatti pubblicato per 15 giorni un apposito avviso, al quale hanno risposto oltre 200 candidati.
I Ministri dello Sviluppo economico Corrado Passera, della Pubblica amministrazione e Semplificazione Filippo Patroni Griffi, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Francesco Profumo hanno gestito direttamente le principali fasi di esame delle candidature propedeutiche alla nomina. L’esito di tale istruttoria è stato condiviso oggi, a margine del Consiglio dei ministri, con il Presidente del Consiglio Mario Monti e con il ministro dell’Economia e delle Finanze Vittorio Grilli.
L’agenzia per l’Italia Digitale è uno strumento cardine per la realizzazione dell’Agenda Digitale – approvata dal Governo nel secondo decreto crescita ora all’esame del Parlamento – che necessita di un coordinamento efficace di competenze finora appartenute a enti diversi. Per questo, con la creazione dell’Agenzia, si è deciso di semplificare fortemente le politiche e le strategie di innovazione, azzerando diversi enti finora esistenti e dando vita a un unico e snello centro di coordinamento. Il nuovo organismo rappresenta uno snodo cruciale nella gestione di tutti i processi di digitalizzazione e ammodernamento della PA, in particolare per quanto riguarda la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’interoperabilità dei sistemi informativi pubblici, la vigilanza sulla qualità dei servizi e sulla razionalizzazione della spesa informatica, il coordinamento delle iniziative strategiche per la digitalizzazione dei servizi pubblici per cittadini e imprese.