Le banche italiane, dopo aver ricevuto 274,6 miliardi di prestiti triennali al tasso dell’1% dalla Bce, invece di dare ossigeno a famiglie e PMI strozzate ed usurate per far ripartire l’economia, usano quella massa monetaria per abbellire i bilanci e pagare i dividendi ai loro azionisti, in particolare alle esose Fondazioni Bancarie, mettendo in mezzo ad una strada migliaia di consumatori impossibilitati a pagare le rate dei mutui a causa della crisi prodotta dai banchieri.
Se tra il 2008 e il 2011 i pignoramenti e le esecuzioni immobiliari sono aumentati di circa il 75%, arrivando a sfiorare i 38.000, Adusbef stima che per il 2012- secondo i dati raccolti nei principali Tribunali alla data del 30 settembre 2012 e proiettati al 31.12.2012-, ci potrebbe essere un boom ulteriore con un più 22.8%, sfiorando così il 100% nel quinquennio 2008-2012, con circa 100.000 case mandate all’asta ed altrettante famiglie gettate nella disperazione, da banche spietate quando devono mandare in mezzo ad una strada coloro che non riescono più a pagare le rate dei mutui.
Dopo l’aumento fisiologico dell’ultimo anno, con un + 5,2%, si impennano i pignoramenti nel 2012, che passano da 37.347 nel 2011 a 45.859,con un aumento di 8.512 pignoramenti pari al 22,8% – secondo il settimo rapporto Adusbef- che con fatica e spesso reticenza – è riuscita ad ottenere in forma verbale o scritta sull’andamento dei pignoramenti nei principali Tribunali, alla data del 30 settembre (con proiezioni stimate a fine dicembre).
Nel monitoraggio su 37 principali Tribunali, Prato registra la crescita percentuale maggiore, con un + 50,7% e + 108 pignoramenti (da 213 a 321); seguita da Bolzano con un + 44,3%; terza Cagliari con un + 41,1%; quarta Roma, con + 32,6%; quinta Torino con + 31,8%; sesta Como con + 31,7%; settima Taranto + 31,4%; ottava Modena + 30,4%; nona Monza + 27,7%; decima Lecce + 23,4 per cento.
In termini assoluti a Milano l’aumento maggiore con + 981 e 6.130 pignoramenti stimati nel 2012; seguito da Roma, con + 884 e 3.591 stimati nel 2012; terza Torino, con + 837 e 3.471 pignoramenti; quarta Monza (+403 e 1.857; quinta Verona + 398 e 2.472 pignoramenti; sesta Bari con + 260 e 1.650 pignoramenti; settima Lecce, con + 359 e 1.890; ottava Como, con + 356 e 1.479 pignoramenti; nona Bergamo con + 250 e 1.701 pignoramenti stimati; decima Cagliari, con + 240 e 824 pignoramenti stimati nel 2012.
Se tra il 2006 e il 2007- data della prima rilevazione sui principali Tribunali italiani- la crescita dei pignoramenti è stata in media del 23%, con aumenti superiori al 20% nelle principali città italiane, a cominciare da Roma e Milano, con aumenti che sfioravano il 29% in centri come Napoli e Venezia e un picco del 41% a L’Aquila, con procedure immobiliari pari, secondo le stime Adusbef, al 3,5% del totale dei mutui, corrispondente, in valori assoluti, a circa 120 mila casi su 3,5 milioni di mutui erogati, la crisi e la riforma della legge fallimentare hanno accentuato questa tendenza, con un incremento che sfiora il 100% a partire dal 2008.
Se vengono sommati gli aumenti dei pignoramenti dal 2006 (+23%); 2007 (+19%); 2008 (+22,3%); 2009 (+ 15,7%); 2010 (boom del + 31,8%); 2011 (+5,2%); 2012 (+22,8%), arriviamo ad un incremento del + 139,8 per cento in sette anni, con la sparizione totale di una città (a scelta) come Udine, Andria, Arezzo o Ancona, e la disperazione di centomila famiglie che dopo aver fatto sacrifici, colpite dalla crisi sistemica prodotta dall’avidità dei banchieri, si ritrovano nella più totale disperazione spesso per il continuo stillicidio di posti di lavoro falcidiati, ma anche per la riforma Fornero, che ha generato decine di migliaia di esodati, senza stipendio né pensione.
Elio Lannutti (Adusbef) Rosario Trefiletti (Federconsumatori)