Redditometro: scontrini e fatture, cosa è meglio conservare e cosa è meglio buttare via

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Fra pochi mesi lo strumento del Redditometro produrrà i suoi primi accettamenti. Entrato in vigore lo scorso dicembre, “l’occhio del Fisco” ha lo scopo di stanare gli evasori e i finti poveri che dichiarano dunque un reddito differente da quello effettivamente goduto. Le voci di spesa prese in considerazione sono più di 100 e vengono analizzate in base a specifiche tipologie familiari e a determinate caratteristiche territoriali stabilite dagli indici Istat. Ad essere presi di mira saranno tutti quei contribuenti per cui si attesterà uno scostamento del 20% o più, fatto salvo però per tutti quelli che dichiarano un reddito annuo di almeno 12000 euro considerati di poco interesse ai fini dell’accertamento. Ciò che ci si chiede, a questo punto, è quali documenti sia meglio conservare per tutelarsi davanti ad eventuali ispettori. Per rispondere a questa domanda bisogna innanzitutto tenere presente che, esclusi gli evasori reali, il Fisco giustifica un eventuale distanza tra reddito dichiarato e reddito goduto solo nel caso in cui le risorse finanziare provengano da soggetti terzi ai contribuente “indagato” o da fondi di risparmio messi da parte dallo stesso.
In questi casi, ogni documentazione attestante una di queste due tipologie può aiutare a chiarirsi con gli ispettori. Nella fattispecie, i documenti dovranno dimostrare che le entrate siano riconducibili a: redditi diversi dal periodo d’imposta sotto analisi (si parla di somme messe da parte nel tempo) nel qual caso sarà necessario dimostrare con gli estratti conto che gli importi dimnuiscono nel corso del tempo; redditi esenti da imposte (pensioni di guerra, borse di studio, vincite, etc.); redditi maturati grazie all’intervento di soggetti terzi per cui si raccomanda di conservare una qualsiasi traccia che riconduca a questo caso. Inutile, invece, conservare fatture, scontrini o ricevute fiscali qualora gli importi superino i 3600 euro in quanto si tratterebbe di operazioni già rilevate dall’anagrafe tributaria. Lo stesso vale per quanto concerne le quotidiane spese casalinghe (alimentari, abbigliamento, detersivi, etc) a meno che non si tratti di spese eccezionali come quelle sostenute per prodotti d’arredo, elettrodomestici, spese scolastiche, bollette, assicurazioni, viaggi, auto e moto.

C.M.