Legambiente, Tutti in Classe A: le termografie bocciano edifici progettati da Fuksas, Krier, Gregotti

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In classe A si vive meglio. Nessuna, o quasi, dispersione di calore e consumi energetici ridotti, d’estate come d’inverno. In una casa ben progettata, isolata e certificata sono pressoché assenti i ponti termici tra le strutture portanti e in corrispondenza delle superfici balconate o delle soglie delle finestre. Lo mostrano bene le termografie effettuate su edifici certificati di Bolzano, Torino, Firenze, Udine e Perugia per la campagna sull’efficienza energetica di Legambiente, Tutti in classe A. Specialmente se messe a confronto con quelle di edifici, anche nuovi, dove l’isolamento è carente.
La termografia è una sorta di radiografia a colori, che consente di capire come sono costruiti gli edifici sotto il profilo dell’isolamento termico, e quindi di svelare la qualità o meno degli edifici in cui viviamo o lavoriamo. Uno strumento nuovo al quale ricorre Legambiente con un obiettivo semplice e preciso: mostrare i vantaggi degli edifici ben costruiti e gli svantaggi di quelli fatti male. Perché la vivibilità degli edifici nei quali passiamo larga parte delle nostre giornate dipende dal modo in cui sono progettati e costruiti. E non esiste, oggi, alcuna ragione, economica o tecnica, che impedisca di realizzare esclusivamente edifici di classe A, che si avvalgano, poi, anche del contributo di pannelli solari termici o fotovoltaici, o altri impianti da fonti rinnovabili per arrivare sostanzialmente ad azzerare la spesa delle famiglie legata all’energia.
I tecnici di Legambiente hanno esaminato 200 immobili in 21 città d’Italia. Il rapporto 2012 Tutti in classe A presenta dunque una radiografia aggiornata del nostro patrimonio edilizio, che l’associazione diffonde oggi per la giornata mondiale dell’ambiente e che verrà esposta a Perugia a partire dal 7 giugno nell’ambito di Festarch, il festival internazionale dell’architettura. Oltre a segnalare esperienze positive o evidenti criticità in case nuove “ma nate già vecchie”, analizza costi e benefici dell’efficienza energetica in edilizia, rileva i problemi ancora aperti della normativa nazionale e fa il punto sulla situazione nelle diverse Regioni rispetto all’applicazione della direttiva europea di riferimento. Le ragioni sono molto semplici: gli edifici sono responsabili di una grossa fetta dei consumi energetici italiani e delle emissioni di gas serra. Tra il 2000 e il 2010, i consumi legati all’edilizia sono cresciuti più degli altri e rappresentano complessivamente il 53% dei consumi elettrici e il 35% di quelli energetici totali. E’ dunque importantissimo intervenire in questo settore, se si vuole invertire la situazione e ridurre le emissioni di CO2. La direttiva europea 2002/91 ha introdotto precisi obiettivi in termini di rendimento energetico e l’obbligo della certificazione degli edifici nuovi (con le diverse classi di appartenenza, dalla A alla G) e nelle compravendite di quelle esistenti. Poi Bruxelles si è spinta oltre, con la direttiva 31/2010, che prevede date precise per una transizione radicale. Dal 1 gennaio 2021 tutti i nuovi edifici, sia pubblici che privati, dovranno essere “neutrali” da un punto di vista energetico, ossia garantire prestazioni di rendimento dell’involucro tali da non aver bisogno di apporti per il riscaldamento e il raffrescamento oppure di soddisfarli attraverso le fonti rinnovabili.

“Vogliamo incalzare governo, regioni e comuni affinché accompagnino con regole chiare e controlli la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio – spiega Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente – Dopo i ritardi e gli ostacoli posti nei confronti della certificazione degli edifici ora si deve cambiare passo. Occorrono controlli veri e indipendenti sugli edifici, e si devono aumentare progressivamente le prestazioni energetiche e il contributo delle fonti rinnovabili, perché è possibile ridurre fino ad azzerare i consumi delle case in cui viviamo. Scegliere questa strada è la migliore risposta alla crisi economica e per rilanciare il settore delle costruzioni, e una battaglia nell’interesse dei cittadini che hanno il diritto di abitare in case a bollette zero”.
L’analisi termografica ha riguardato edifici costruiti nel dopoguerra e altri più recenti. Sono state verificate anche le prestazioni di quelli certificati di Classe A e di quelli ristrutturati. Sono stati analizzati 91 edifici costruiti dopo il 2000, ossia dopo che le direttive europee avevano già chiarito tutti i riferimenti in materia di risparmio energetico e isolamento per chi aveva la responsabilità di progettare e costruire. Su quasi tutti questi immobili “nuovi e già vecchi” i problemi sono evidenti – dal Villaggio Olimpico di Torino, alla Giudecca a Venezia fino alla periferia di Bari, dal complesso Porta Nuova di Pescara o al quartiere Bufalotta a Roma, ad esempio – si ravvisano problemi di elementi disperdenti, con distribuzione delle temperature superficiali estremamente eterogenee. Anche, spesso, per edifici che si promuovono come “biocase” o a basso consumo energetico. La conseguenza è che si hanno temperature più elevate del dovuto d’estate e più fredde d’inverno, con disagio e bollette più care.
Ma la dimostrazione che in “Classe A” si vive meglio la danno le termografie di edifici ben progettati e costruiti, certificati, come il Kondominium Rosenbach a Bolzano, gli immobili in via cittadella a Firenze, in via Lumignacco a Udine o in località Fontana a Perugia, che mostrano invece un comportamento omogeneo delle facciate e l’assenza di ponti termici significativi. Si può osservare, inoltre, come vengano sfruttati tanto l’esposizione dell’edificio quanto i materiali delle diverse facciate, al fine di sfruttare al meglio la radiazione solare, minimizzando i consumi energetici per il condizionamento invernale. I fortunati abitanti di questi edifici arrivano a pagare fino a 2mila euro in meno all’anno di spesa energetica rispetto a chi abita in una casa di Classe G.
Un’attenzione che manca, purtroppo, persino in edifici progettati da architetti di fama internazionale e costruiti negli ultimi dieci anni, come mostrano le termografie realizzate su edifici costruiti a Milano e Alessandria da Fuksas, Krier e Gregotti. Le case in via Leoni a Milano, nel quartiere Pista di Alessandria e Bicocca di Milano, all’analisi a infrarossi presentano risultati simili a quelli di altri edifici recenti e di firme meno prestigiose, con difetti nelle superfici perimetrali ed elementi disperdenti nelle strutture portanti. “Se in tutti e tre gli edifici analizzati è chiara l’impronta architettonica che si voleva proporre – commenta Edoardo Zanchini – è invece da rivedere completamente l’attenzione all’efficienza energetica. Le regole previste dalle direttive europee per l’isolamento degli edifici valgono per tutti, e anche le archistar devono studiare se vogliamo tutti contribuire a migliorare la qualità dell’edilizia italiana”.
Il vero campo d’intervento, se si vuole ripensare qualità dell’abitare e consumi energetici del patrimonio edilizio italiano è rappresentato dagli edifici costruiti nel secondo dopoguerra. Si può stimare, infatti, che tre quarti degli edifici in Italia siano stati costruiti tra il 1946 e il 1991 e il 30% è in condizioni pessime o mediocri. Sono 89 le analisi termografiche effettuate su edifici a uso residenziale e direzionale, costruiti fra gli anni 50 e i primi anni 90, che mostrano difetti di dispersione energetica che erano prevedibili in immobili costruiti spesso di fretta, con materiali scadenti e poca attenzione al risparmio energetico. Va ricordato che è in edifici costruiti in questi anni che vive larga parte dei cittadini italiani. A dimostrare, però, che migliorare le condizioni di chi abita in queste abitazioni è possibile sono le termografie effettuate su edifici di Pescara, Firenze e Pesaro nei quali sono stati realizzati interventi di isolamento attraverso “cappotti termici”.

In un periodo di crisi come quello che attraversa il mercato immobiliare italiano, lo sforzo d’innovazione proposto dall’Unione Europea apre nuove prospettive di sviluppo e rappresenta un’occasione da non perdere, nell’interesse del Paese. E’ un’opportunità che va colta fino in fondo, per arrivare ad azzerare le bollette delle famiglie, per creare lavoro. Per raccogliere questa sfida e combattere i mali di cui soffre il settore edilizio italiano, Legambiente, chiede al governo di avere il coraggio di percorrere una chiara strada di innovazione. In primo luogo introducendo regole omogenee in tutta Italia per la certificazione e, soprattutto controlli sugli edifici e sanzioni per chi non rispetta le regole; poi stabilendo per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni edilizie oltre una certa dimensione lo standard minimo obbligatorio di Classe A, in modo da garantire una riduzione drastica dei consumi da fonti fossili per il riscaldamento e raffrescamento delle case, ma con pari o maggiore comfort; infine premiando nelle ristrutturazioni edilizie il miglioramento della classe energetica di appartenenza (ad esempio per chi passa dalla E alla C o alla B, per chi raggiunge la A).
Tutti in Classe A presenta anche una pagella delle Regioni italiane in materia di efficienza energetica. Promosse le Province di Trento e Bolzano, Piemonte e Lombardia che hanno anticipato il recepimento delle direttive europee e stabilito controlli e sanzioni per la certificazione. Tutte le altre Regioni presentano buchi normativi, sanzioni inadeguate, controlli assenti o a campione. Investire in manutenzione è un’opportunità per incrociare gli obiettivi energetici – oggi vincolanti – con quelli – purtroppo non vincolanti e troppo spesso dimenticati – di messa in sicurezza del patrimonio edilizio, di adeguamento degli alloggi alle nuove domande delle famiglie, e magari di maggiore vivibilità di tante periferie.

Rapporto Tutti in classe A