Ancora una volta banche e assicurazioni sono al riparo dai prelievi fiscali. Secondo il Decreto “Salva Italia” (che a questo punto dovrebbe chiamarsi “Salva istituti finanziari”) infatti, da quest’anno cambia la base di calcolo per l’Imu per quanto concerne industrie e alberghi ma non per banche e assicurazioni che vengono sottoposte a regole speciali per il calcolo dell’imposta. Al contrario, opifici, fabbricati industriali, alberghi, teatri, case di cura e centri sportivi dovranno fare i conti con un ulteriore aumento: in particolare dell’8,3% che si attesta come percentuale minima da applicare (e flessibile di altri aumenti) per tutti quegli immobili di categoria D al Catasto. Una percentuale che, per legge, potrà solo aumentare infatti, perchè i Comuni potranno innalzare l’aliquota standard del 7,6 per mille ma non andare al di sotto della stessa, arrivando fino ad un massimo di 10,6 per mille. Un cavillo che si riconduce all’impianto stesso del Decreto il quale impone che il gettito Imu ricavato da industrie e alberghi vada direttamente allo Stato. Ai Comuni toccano solo le entrate di immobili ad uso abitativo tanto che, tutti gli sconti che sono stati applicati alle categorie D dalle varie amministrazioni locali sono stati dichiarati tutti inapplicabili e, quindi, fatti decadere. Se si considerano, a questo punto, tutti ricavi persi per via di questa norma, è prevedibile che a livello locale le aliquote Imu verranno aumentate per compensare il mancato introito. Uno scherzetto che potrebbe portare al gonffiamento dell’imposta anche del doppio rispetto al 2012.