Imprese: record protesti, in 22mila non rispettano i pagamenti

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Prosegue anche nel terzo trimestre del 2012 la corsa dei protesti levati alle società italiane, che ormai hanno abbondantemente superato i livelli raggiunti durante la recessione del 2009. Il deterioramento delle condizioni finanziarie delle aziende è confermato anche dai dati sui ritardi nei pagamenti tratti da Payline, il database di Cerved Group che monitora le transazioni commerciali di oltre 2 milioni di imprese. Tra luglio e settembre dell’anno sono state protestate quasi 22 mila società: si tratta di un valore record in tutto il periodo osservato, cui corrisponde un incremento del 13% rispetto allo stesso periodo del 2011 e del 4,3% rispetto ai massimi del 2009.

Nello stesso periodo dell’anno è scesa quasi ai minimi la percentuale di aziende puntuali nei pagamenti (41,7%) ed è aumentata quella di aziende che hanno accumulato ritardi di oltre due mesi rispetto agli impegni presi con i fornitori, casi che spesso sfociano in mancati pagamenti.

Dal punto di vista settoriale, la maggiore diffusione dei gravi ritardi nei pagamenti e l’incremento dei protesti non ha risparmiato alcun macrosettore, ma mentre nell’edilizia e nei servizi il numero di società protestate nel 2009 è stato abbondantemente superato (rispettivamente del +10% e del +8%), nell’industria rimane ancora al di sotto dei picchi di tre anni fa (-8%).
Un’analisi di maggiore dettaglio condotta sulle tendenze dell’ultimo anno osservate nei singoli settori consente di individuare quelli in cui è più aumentata la presenza di imprese in grave ritardo e il numero di società protestate: costruzioni, sistema casa, logistica e trasporti, industria dei prodotti intermedi si caratterizzano per tendenze particolarmente negative su questi due fronti e per una diffusione dei protesti particolarmente elevata (rappresentata nel grafico dalla dimensione del cerchio). La chimica e la produzione di altri beni di consumo sono invece gli unici settori in controtendenza, evidenziando un miglioramento sia sui protesti, sia sui ritardi nei pagamenti.

Dal punto di vista geografico, è proseguita la corsa a due velocità dei protesti, con aumenti del 16-18% nel Centro-Sud – in cui i livelli del 2009 sono stati già superati – e incrementi più moderati nel Nord (3-4%), area in cui la situazione rimane meno grave rispetto alla precedente recessione. Ad eccezione di Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna, in cui i protesti sono in calo su base annua, in tutte le altre regioni italiane si osservano aumenti sia del numero di società cui è stato protestato almeno un titolo, sia dei gravi ritardi nei pagamenti.
Le situazioni più preoccupanti sono proprio tra le regioni del Centro-Sud: Sicilia, Campania, Sardegna, Lazio, Puglia e Basilicata fanno registrare aumenti maggiori della media nazionale nelle due dimensioni e una diffusione dei protesti che ha già superato i livelli di guardia. A queste va aggiunta la Calabria, regione in cui i protesti sono aumentati nel corso dell’ultimo anno meno rispetto alla media nazionale, ma in cui la diffusione del fenomeno è la più alta tra quelle osservate in tutte le regioni italiane.