Se le indiscrezioni apparse in questi giorni troveranno conferma nel testo ufficiale della Legge di Stabilità, la Tasi (la nuova tassa sugli immobili) colpirà le abitazioni principali più modeste. Più precisamente, la Tasi sulle abitazioni popolari sarà più cara rispetto all’Imu sulla prima casa pagata nel 2012; più in generale, la nuova tassa rischia di penalizzare i proprietari che maggiormente beneficiavano dell’abbattimento dell’IMU grazie alla detrazione base (200 euro) e quella ulteriore di 50 euro per ogni figlio residente.
Lo sostiene l’Ufficio studi della CGIA, che ha preso in esame alcune tipologie abitative come le A2 (civili), le A3 (tipo economico) e le A4 (tipo popolare).
“In attesa di poter consultare il testo ufficiale della legge di Stabilità – dichiara il segretario Giuseppe Bortolussi – dall’analisi delle bozze pare di capire che la Tasi gravante sulle abitazioni più modeste potrebbe essere più onerosa dell’Imu. Se questa situazione dovesse trovare conferma dalla versione ufficiale del provvedimento, chiediamo alla politica di intervenire per correggere il tiro. Sarebbe una vera e propria beffa se fossimo costretti a rimpiangere l’Imu ”.
Le abitazioni di minor pregio sono le più diffuse: le categorie catastali A3 (tipo economico) e A4 (tipo popolare), ad esempio, costituiscono il 53% del totale del patrimonio abitativo nazionale che conta circa 33 milioni di immobili.
Da un punto di vista metodologico, la CGIA sottolinea che per il calcolo dell’IMU è stata utilizzata l’aliquota del 4,44 per mille che corrisponde a quella media nazionale applicata nel 2012.
Inoltre, ai fini del calcolo dell’IMU, sono state considerate varie ipotesi a seconda della presenza di figli conviventi, in quanto la vecchia normativa sulle prime case riconosceva, come abbiamo sottolineato in precedenza, un’ulteriore detrazione (oltre a quella base di 200 euro) di 50 euro per ogni figlio residente.
Per il calcolo della TASI, invece, sono state fatte quattro ipotesi (aliquota all’1, all’1,5, al 2 e al 2,5 per mille), alla luce del fatto che le Amministrazioni comunali (sulla base delle anticipazioni pubblicate sul sito internet del Governo) avrebbero la facoltà di poter elevare l’aliquota sulla rendita catastale sino ad un valore massimo del 2,5 per mille.