Anzicché pagare le tasse, intascava i soldi dei propri clienti. Quante volte abbiamo sentito o letto dalle pagine dei giornali di queste truffe da parte di alcuni commercialisti? Avere un commercialista, in alcuni casi, è diventato un obbligo soprattutto per le imprese. Non tutti sanno, però che è possibile pagare le imposte anche senza dover far ricorso ad un professionista, basta solo sapere il meccanismo. Meccanismo piuttosto semplice, in special modo per un contribuente senza partita iva, e che permette di arginare tranquillamente ogni tipo di truffa, oltre che dare il vantaggio di avere la propria situazione fiscale sotto controllo.
In generale, quando ci si rivolge ad un commercialista o ad un consulente del lavoro gli si affida anche la responsabilità di pagare le tasse: dopo aver compilato il classico modello F24 (quello usato appunto per pagare praticamente tutte le imposte), il professionista si impegna a far transitare sul conto del proprio cliente il pagamento in oggetto. Ciò è possibile perché, tramite i software utilizzati proprio dal commercialista e avendo a disposizione l’Iban del contribuente, si fa passare direttamente sul conto il pagamento della tassa tramite le deleghe. Questo sistema, è bene chiarirlo, non permette al consulente di poter fare altro se non le transazioni tramite F24 tenendo alla larga possibili truffe. L’unico onere che il contribuente dovrà accollarsi è la corresponsione del servizio perché per questo semplice click online, il commercialista si fa pagare.
Il problema avviene quando il professionista, invece di far addebitare sul conto del cliente le tasse, decide di usare il proprio conto corrente per poi farsi rimborsare successivamente. E’ qui che la maggior parte delle truffe si annidano perchè il contribuente non sarà mai certo che, dopo aver messo letteralmente in mano al proprio consulente i soldi destinati alle imposte, questi vengano effettivamente usati per questa finalità. Salvo, poi, trovarsi a distanza di anni una cartella esattoriale stratosferica da pagare. E considerando che per fare gli accertamenti fiscali, lo Stato si prende diversi anni, è ovvio che il commercialista disonesto avrà a disposizione anche diverso tempo per defilarsi prima che “esploda la bomba”.
La soluzione a tutto questo è facile: basta pagare da se le tasse. Come? Semplice, usando l’home banking, per esempio, o recandosi di persona alle Poste o in banca. A questo punto, al professionista non resta che chiedere solo di compilarvi il modulo F24 con i codici tributo appropriati e, per chi ha un po’ di dimestichezza con internet, sarà facile inviare di proprio pugno, dal pc, l’ordine di pagamento alla banca. In alternativa, ci si può sempre recare presso qualsiasi sportello postale o bancario esattamente come si farebbe per pagare un normale bollettino.
E’ utile, inoltre, sapere che per chi non ha partita iva e, dunque, non è costretto a rivolgersi al commercialista per la compilazione di studi di settore, bilanci e quant’altro, è disponibile anche il portale Fisconline sul sito dell’Agenzia delle Entrate che, tramite registrazione, dà la possibilità di effettuare i propri adempimenti tributari quali la presentazione di dichiarazioni, i pagamenti d’imposta, le registrazioni di contratti di locazioni il tutto di persona. Il sevizio telematico guiderà il contribuente passo passo in ogni operazione. Al commercialista si potrà così chiedere al massimo un supporto iniziale per capire come muoversi le prime volte ma, una volta preso dimestichezza col sistema, si diventerà padroni della propria situazione contabile e al sicuro da spiacevoli sorprese.
C.M.