La vicenda del ministro Cancellieri è l’ennesimo esempio di come l’Italia stia diventando un paese sempre più surreale. E’ un paese che, mentre si va trascinando verso il baratro, non fa mai mancare spunti di stupore, di assurdità, di surrealismo appunto. Il ministro Cancellieri, una vita da prefetto, viene accusato di aver interceduto per la rampolla dei Ligresti, una famiglia oggi in disgrazia ma che ai tempi dell’inventore dei salotti buoni, la buonanima di Enrico Cuccia era uno dei pilastri del capitalismo familistico italiano. Era finita in galera la giovane Ligresti. La ministra ha interceduto, per motivi umanitari (perdeva continuamente peso e non stava bene) e la scarcerazione è arrivata una decina di giorni dopo. La vicenda, in sé, non ha nulla di trascendentale ma la sua declinazione pubblica permette qualche riflessione ulteriore. Dopo la pubblicazione delle telefonate della ministra si scopre, infatti, che i rapporti tra la stessa e i Ligresti non sono solo da crocerossina contro la disumanità delle italiche galere. No. Il figlio della ministra, infatti, manager rampante della buona finanza italiana era stato coinvolto professionalmente nelle questioni Ligresti- Fonsai (l’assicurazione che, secondo i giudici, i Ligresti avrebbero sostanzialmente depredato). Come responsabile di una complessa sigla in inglese di Unicredit ( banca di sistema, ossia probabilmente banca che sistema) il giovane figlio della ministra si era occupata guardacaso proprio della vicenda Ligresti. Perché allora la vicenda è surreale? Perché sono surreali le argomentazioni per cercare di dissimulare la realtà dei fatti. Si tratta di un intervento umanitario, è stato detto. Certo ma allora la ministra deve lasciare il suo numero di telefonino a tutti i poveri disgraziati che, ogni giorno, varcano le soglie delle patrie galere. Un ministro della Repubblica, infatti, se fa l’umanitario lo deve fare con tutti non solo con la giovane Ligresti e, sembrerebbe, altri 109 fortunati. E’un complotto politico, è stato poi sottolineato, e qui si ride davvero. Forse perché assuefatti al Berlusca non facciamo più caso al fatto che non c’è una polemica in Italia che non finisca in politica. C’è sempre una spiegazione politica, di equilibri tra questo e quello che fa premio sul codice penale o, come in questo caso, sulla trasparenza dei comportamenti pubblici. No, la verità è un’altra, e il surrealismo italiota non riesce a nasconderla a sufficienza. La Cancellieri, come Mario Monti, come quasi tutti i membri del governo attuale, come quasi tutti i membri di quello precedente sono esponenti di punta o di semipunta di quella oligarchia finanziario-economico-politico che ha stritolato l’Italia negli ultimi 30 anni. Sono tutti connessi tra di loro, sono tutti interfacciati tra di loro, i loro figli fanno carriere notevoli, forse perché sono meglio educati, forse perché la rete oligarchica li protegge e li accudisce sin da piccoli, Ricordiamo solo che uno dei figli di Monti Mario è diventato manager della Parmalat quando la Parmalat era gestita da Enrico Bondi che poi Monti ha chiamato a fare la spending review per il suo governo . Per tacere della dinastia Letta oggi al potere. E potremmo continuare a lungo. Che poi tra di loro ogni tanto si scazzano per avere fette di torta, o ruoli, più importanti ci può stare. Il punto è durante questi scazzi (e si legga lo scambio feroce tra De Benedetti e Tronchetti Provera per capire cos’è il capitalismo italiano) improvvisamente si aprono anche squarci di verità inconfessabili o poco piacevoli, tali da far capire davvero chi gestisce (male, malissimo) i soldi e il potere in questa nazione da cabaret.
Pietro Colagiovanni