Il vero scandalo italiano: i dirigenti pubblici

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Il dato è allarmante e conferma la nostra teoria. Il vero problema dell’Italia non sono i politici (o meglio non solo i politici) ma i dirigenti pubblici. Il rapporto “Government at glance” ha passato al setaccio le retribuzioni dei dirigenti pubblici di 34 paesi, quelli più sviluppati, ed ovviamente l’Italia è largamente sulla vetta. Un dirigente apicale della pubblica amministrazione italiana guadagna in media (cioè c’è gente che guadagna anche di più) 650.000 dollari, ossia circa mezzo milione di euro l’anno. Dopo l’Italia troviamo la Nuova Zelanda. Nello stato dei kiwi il dirigente pubblico guadagna mediamente 397.000 dollari all’annuo, il 40% in meno del suo pari grado italiano. Semplicemente improponibili sono poi i confronti con i nostri vicini europei Francia (260.000 dollari) Germania (231.000 dollari) e Gran Bretagna (348.000 dollari). Una cosa poi il rapporto non considera: che in Italia i dirigenti pubblici sono tantissimi, una vera peste bubbonica che non desiste dal moltiplicarsi ed espandersi. I dirigenti pubblici sono annidati ovunque e con il federalismo e la cessione di potestà alle regioni e agli enti territoriali posizioni dirigenziali sono spuntate come funghi dopo la pioggia. Abbiamo in Italia, e paghiamo, decine se non centinaia di migliaia di dirigenti pubblici e gli stessi, ci informa il rapporto, sono i più costosi al mondo. Uno scandalo di tale dimensioni diventa ancor più scandaloso se si valutano i servizi erogati da questa pletora di grassi e pasciuti burocrati. Sempre il rapporto “Government at glance” ci segnala come l’Italia e’ in coda tra i Paesi Ocse per la fiducia dei cittadini nel governo, nei partiti e nelle banche. L’Italia poi si segnala per i tempi biblici dei processi, le difficoltà della giustizia civile, le criticità del sistema scolastico, la scarsa presenza femminile nelle posizioni di vertice . Insomma un vero disastro e per avere questo disastro paghiamo stipendi da favola a coloro che sono chiamati ad organizzare e ad amministrare efficientemente la pubblica amministrazione e lo stato. Il problema dei dirigenti è il vero nodo che strangola l’Italia. Certamente la classe politica ha creato questo problema, per connivenza e per convenienza. Frequenti sono i travasi tra cariche politiche e cariche dirigenziali e l’esempio della famiglia Letta (dove un cugino di Lettanipote ha ruolo dirigenziale alla Camera dei deputati) esemplifica bene la questione. La politicizzazione della sanità ha poi dato un’altra botta determinante alla proliferazione di dirigenti e all’ingrossamento delle loro buste paghe. Con l’ingresso certificato della politica nella sanità si è infatti aperto il cancello a migliaia di posizioni dirigenziali a livello territoriale con uno spreco (oltre che una corruzione e una incompetenza da primato) di decine di miliardi di euro l’anno. E oggi il vero problema dell’Italia sono loro. I dirigenti, protetti anche da un sindacato colluso nella gestione dei soldi pubblici, hanno buste paga favolose senza responsabilità e spesso senza neanche un compito da svolgere. Non gestiscono niente o, se gestiscono, non si assumono rischi e non rispondono mai di persona. Hanno contratti a vita, non hanno budget, non sono misurati da nessuno e non sono soggetti a verifiche periodiche di efficacia e di efficienza. Niente. Tutta questa gente, quindi, oggi va spazzata via. I contratti vanno ridotti ad un fisso di non più di 2000 euro netti l’anno ed agganciati a perfomance di risultato misurabili da parte di commissioni terze composte da cittadini semplici. La durata dei contratti non deve superare il triennio e il rinnovo deve essere subordinato al superamento di un esame sull’attività svolta. I fringe benefit vanno drasticamente ridotti e limitati alle effettive esigenze di lavoro. Niente auto blu e preferenze per l’utilizzo dei mezzi pubblici per gli spostamenti. Inoltre gli incarichi dirigenziali vanno ridotti di un fattore dieci, seguendo le migliori prassi delle aziende private e riducendo all’osso il numero dei dirigenti da impiegare. Una ricetta che, siamo sicuri, non seguirà mai nessuno, almeno oggi. Ci vuole troppo coraggio e noi siamo governati da pavidi e collusi. Ma che, se venisse perseguita (e un giorno lo sarà) risolverebbe di colpo i problemi del debito pubblico italiano e ridarebbe una pubblica amministrazione decente ad un popolo stremato da migliaia di predoni e pirati delle casse pubbliche (fatte salve ovviamente le dovute e pur esistenti eccezioni).

Pietro Colagiovanni