Il cosiddetto movimento dei forconi rappresenta, oggi in Italia l’ennesimo momento di instabilità, forse quello decisivo, forse no di un sistema economico e di potere finito e superato dalle cose e dai tempi. L’arrocco Letta-Napolitano, suggerito ed ispirato dall’oligarchia finanziaria al potere in Italia, ogni giorno di più cede terreno e diventa meno saldo e solido. Certamente il potere è ancora nelle loro mani e lo testimonia la fiducia recentemente ottenuta dalle due Camere del Parlamento. Ma le dinamiche della storia li condannano ad una fine sicura. L’elezione plebiscitaria di Matteo Renzi alla guida del Partito Democratico è stato un altro colpo di maglio al sistema redistributivo clientelare che ha governato l’Italia dal dopoguerra ad oggi. Un sistema che all’inizio si giustificava, ed aveva le risorse per giustificarsi, grazie alla singolare posizione dell’Italia, paese di confine ma di assoluto rilievo economico e strategico nel confronto tra le due superpotenze egemoni, gli Stati Uniti e l’Unione sovietica. Questo confronto ha permesso all’Italia di godere di una preziosa e assai lucrosa rendita di posizione. L’Italia veniva foraggiata sia dagli Stati Uniti che dall’Urss e il sistema di potere godeva di questa continua infusione di risorse economiche. La cosa ad un certo punto, con la caduta del Muro di Berlino, ha cessato di esistere e progressivamente si sono ridotti i flussi finanziari copiosi che avevano comunque permesso all’Italia di diventare uno stato potente, moderno e industrializzato. Da quel momento è cominciato un declino che, secondo le inossidabili leggi dell’economia, è stato prima strutturale e poi sovrastrutturale. Il potere è stato progressivamente attribuito a soggetti poco preparati, improvvisati e solitamente avidi che non avevano alcuna base teorica per l’esercizio dello stesso. Le grandi scuole politiche italiane, quella democristiana e quella comunista, sono scomparse come è scomparso il sistema economico che le finanziava. Le seconde linee di queste scuole (i Mastella per intenderci, cioè quello che organizzava gli autobus ai congressi per Ciriaco De Mita) hanno occupato progressivamente le posizioni di comando. Un’imprenditoria rapace e speculativa ha dilagato nell’economia e nella finanza, collegandosi massonicamente con le grandi centrali finanziarie mondiali. Il tutto all’insegna del concetto di appropriazione di risorse pubbliche che veniva sempre più progressivamente sganciato dal concetto egemone nel periodo della guerra fredda, di redistribuzione delle stesse. I democristiani della prima repubblica probabilmente conducevano una vita agiata, forse anche lussuosa ma le risorse che acquisivano in prima persona erano frazionali rispetto a quelle che, invece, redistribuivano, anche con sistemi clientelari e opachi, ai cittadini. Finito questo sistema sono arrivati politici sempre più rapaci, e sempre più ignoranti,ed imprenditori che non rischiavano nulla ma facevano bottino delle casse pubbliche o dei poveri cristi risparmiatori (Telecom, Parmalat, Alitalia, Fonsai i casi più eclatanti) . Fino al punto di flesso, al punto in cui la sostenibilità del tutto non può che venir meno. Esauritisi i flussi finanziari delle superpotenze i soldi sono stati presi a prestito, sino a creare il terzo debito pubblico al mondo. Il sistema è oggi tecnicamente fallito e va superato, con le buone o, come minacciano i forconi, con le cattive. Beppe Grillo e i Cinque Stelle sono stati le prime, potenti risposte alla necessità di superare questa sistema di potere fallimentare. Hanno fatto il possibile, perché la rivoluzione non è mai facile e non si impara a scuola. Hanno accettato il gioco e le regole democratiche è questo è stato un bene. Ma accettandolo hanno dovuto subire la reazione feroce del potere oligarchico ancora al comando. I grandi mezzi di comunicazione hanno continuamente bombardato Grillo e i suoi esponenti, con ogni pretesto, con ogni possibile mezzo o artificio. Quando Grillo ha giustamente reagito, indicando alcuni giornalisti quali esecutori politici di questa reazione (e quindi non più giornalisti ma semplici attivisti e funzionari del sistema oligarchico al potere) la reazione è stata quella del vittimismo, con Letta a parlare di liste di proscrizione. E’ovvio che se Grillo non ci riesce con le buone, il popolo, esasperato dal progressivo impoverimento economico e culturale della nazione reagirà con altri strumenti. Non necessariamente pacifici. Oggi ci sono i forconi, che dicono ai grillini “anche voi siete parte della casta”. I forconi sono meno organizzati e più iconoclasti del movimento cinque stelle. Hanno la stessa funzione: abbattere un sistema marcio, inefficiente e fallito. Hanno spunti interessanti, come la reazione feroce al sindacalismo di categoria (Danilo Calvani, uno dei leader della protesta inizia la sua azione per reazione al monopolio sindacale della Coldiretti nell’agricoltura). Ma sono anche permeabili a manipolazioni, ad infiltrazioni, ad esplosioni di violenza inutili e ingiustificate. Sono più pericolosi di Grillo perché rappresentano una medicina più pesante del Movimento Cinque Stelle. Il punto resta allora solo uno: se non si abbatte il sistema Letta-Napolitano (che è anche il sistema Monti, il sistema Corriere della Sera, il sistema Confidustria- Sole 24 ore, il sistema salotti buoni della finanza, il sistema Banca Intesa- Roman Zaleski), le turbolenze aumenteranno inesorabilmente e le convulsioni saranno sempre più violente. Per cui oggi ci sono i forconi ma se non bastano nemmeno loro domani sarà ancora peggio.
Pietro Colagiovanni