Cresce il numero delle imprese, ma crolla l’artigianato

0
385

Complessivamente il numero delle imprese presenti in Italia ha superato quota 6 milioni e anche quest’anno il saldo tra la nati-mortalità delle imprese rimane positivo. Nei primi nove mesi di quest’anno (ultimo dato disponibile) si è attestato a +7.668. A fronte di oltre 296.000 nuove iscrizioni hanno chiuso i battenti 288.340 attività. Nonostante il dato sia positivo, rispetto agli ultimi anni è in forte calo. Ad esclusione del 2008, quando la differenza tra le nuove iscrizioni e le cessazioni ha segnato -13.184, nel 2009 è stata pari a +15.474, nel 2010 a +60.666, nel 2011 a +49.154 e nel 2012 a +19.984.

Se Lazio (+6.319), Lombardia (+5.702) e Campania (+2.489) sono le Regioni più virtuose, la situazione si presenta molto negativa soprattutto nel Nordest. L’Emilia Romagna (-1.465), il Friuli Venezia Giulia (-554) e il Veneto (-3.059) si collocano sulla parte bassa di questa particolare graduatoria.

La situazione rimane altrettanto difficile anche in Piemonte (-1.564), in Liguria (-448) e in Valle d’Aosta (-170).

“Nonostante il dato medio nazionale sia positivo – dichiara il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – continuano a chiudere le imprese strutturate, mentre quelle che nascono sono realtà costituite quasi esclusivamente dal titolare. Sono le imprese della speranza, di chi ha deciso di aprire la partita Iva e rientra nel mercato del lavoro dopo esserne uscito a seguito della chiusura dell’azienda in cui lavorava come dipendente. A conferma di questa tendenza è utile ricordare che la disoccupazione, purtroppo, continua ad aumentare”.

Se il dato medio nazionale tiene, crolla, invece, il dato riferito all’artigianato. Sempre nei primi nove mesi di quest’anno il saldo si è attestato a -23.143. La Valle d’Aosta è l’unica regione che presenta un dato positivo, con un misero +1. Tutte le altre presentano il segno meno, con punte negative in Lombardia (-3.338), in Veneto (-2.544) e in Toscana (-1.967).

“Da anni l’artigianato segna il passo, soprattutto nell’edilizia e nei trasporti – conclude Bortolussi – La crisi del mercato interno, la mancanza di liquidità e il forte aumento delle tasse hanno messo in ginocchio un settore che continua ad avere delle grosse potenzialità, ma sconta una situazione generale che penalizza soprattutto le piccole e piccolissime realtà imprenditoriali”.