Ora si dovrà attendere solo l’esito delle urne. Il 26 aprile sono state depositate le liste per le elezioni amministrative ed un esercito di candidati sono stato buttati in mezzo ad una campagna elettorale breve ma non si sa se e quanto intensa. Questa tornata elettorale, quella del 25 maggio (europee ed amministrative insieme) è probabilmente la seconda di una serie che potremmo chiamare del nuovo paradigma. La prima, le politiche 2013 ci regalò la novità del Movimento Cinque Stelle e la crisi violenta dei partiti tradizionale, chiamati ad allearsi tra loro, prima con Letta poi con Renzi, per cercare di porre argine al vorticoso fiume della storia. Il punto non è che Beppe Grillo è forte, è una grande leader o semplicemente un inconcludente buffone prestato alla politica in un momento di smarrimento. No, non è quello il problema, anche se ovviamente accanirsi su Grillo per mere cazzate (come si finanza il blog detto da chi ha incassato miliardi di euro non dovuti di finanziamento pubblico ai partiti) fa sentire più tonico il potere costituito che ancora governa l’Italia. No, il problema non è affatto Beppe Grillo, la sua persona, il suo blog o la Casaleggio&associati. Il problema è capire se Grillo, con il suo straripante successo, ha intercettato qualcosa di profondo nel sistema sociale ed economico italiano o se la sua è solo lo sberleffo, di successo ma effimero, di un nuovo uomo qualunque, destinato a rientrare dopo una iniziale e pericolosa fiammata. Per quanto ci riguarda, e chi ci segue da anni lo sa bene, Grillo ha un grandissimo merito: ha capito (come avevamo capito noi da circa dieci anni) la fine di un’epoca, di un sistema, di una storia che ormai non funziona più. Lui e Casaleggio hanno avuto il grandissimo merito di intuire la portata della rivoluzione che nell’economia sta plasmando il mondo che verrà. E con il Movimento Cinque Stelle cercano di affrettare il passo del cambiamento in un paese imputridito da anni di declino e cattiva gestione come l’Italia. Il mondo è cambiato. Il sistema economico attualmente in vigore, quello della grande finanza in mano a pochi soggetti dal volto anonimo, non funziona più. La potente forza della innovazione tecnologica (paradossalmente voluta da quella stessa finanza che poi sarà travolta dalla tecnologia) sta spazzando via il nostro quotidiano. Chiudono banche, edicole, giornali (ed anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo dovuto affrontare il passaggio, doloroso, dalla carta stampata al web). Spariscono i postini perché non c’è più posta da recapitare, ci sono le mail, la posta certificata, whatsapp e chi più ne ha più ne metta. Muore il commercio tradizionale, quello di massa, che dava lavori a milioni di famiglie perché Amazon o Ebay ti fanno comprare tutto da casa con tre click. Decine di migliaia di posti di lavoro scompaiono dopo secoli di ordinata e riverita esistenza. Vanno via anche i professionisti, i medici sempre più si affidano ai computer per fare le diagnosi, sfruttando le loro incredibili e sempre crescenti capacità di calcolo. Nel nostro gruppo è attivo un centro di servizi contabili che si sta sempre più automatizzando e informatizzando. E quindi tra poco ci sarà anche una moria di ragioneri e di consulenti contabili tradizionali. E sempre fra poco spariranno anche gli autisti se il progetto della Google car fornirà una guida più prudente alle autovetture, che non avranno più persone soggette a colpi di sonno o imbottite di alcool e droghe dietro i loro volanti. Anche per fare la guerra serviranno sempre meno soldati e sempre più robot e droni. E’ un cambio epocale, incredibile, di una portata e di un respiro unici. In tutto questo il potere politico, in Italia in Europa e anche nel centro dell’impero, negli Stati Uniti, è stato tramortito, invacchitosi nei lussi, nei soldi e negli agi di una gestione del potere lussuriosa e debosciata. In questi giorni l’unico leader politico degno di questo nome (per Papa Francesco va fatto un discorso a parte, ma non è questa la sede), è Vladimir Putin, ed abbiamo detto tutto. Un autocrate, un tiranno malamente dissimulato che però dimostra la determinazione, una stamina dicevano i latini, di rischiare, di osare, di azzardare qualcosa contra la deriva di un mondo ormai superato. Quando Putin, uomo certamente impresentabile e inquietante, sostiene che Internet è uno strumento in mano agli americani come fosse una cosa loro non ha torto. Anzi. Il punto è che internet non è in mano nemmeno ad un governo americano (il governo americano per spiare deve chiedere il permesso) più o meno democraticamente eletto dal popolo. No. E’ in mano a quattro cinque persone, privati cittadini come Brin e Page di Google o Zuckerberg di Facebook che hanno nelle loro mani il destino di miliardi di esseri umani. Se domani Sergey Brin impazzisce, e il suo socio non lo ferma (o viceversa) , egli nella sua assoluta autonomia potrebbe decidere di terminare la vostra esistenza informatica da un momento all’altro. Vi cancella, non esistete più, siete morti. Sulla rete infatti si esiste se sei indicizzato da Google e gli algoritmi di Google sono gestiti da questi due geniali signori, con server nascosti in mezzo alla foresta o su navi ancorate in acque internazionali. Ed è questo un mondo democratico? Chi ha mai votato Brin e Page di Google? Ma loro hanno un potere che sfida quello di un Presidente degli Stati Uniti, figuriamoci un Renzi o in scala locale un presidente della Giunta o un sindaco di qualche comune sperduto. Questa è la situazione e questa situazione, insostenibile richiede una reazione, forte e determinata. Per questo è utile e importante il Movimento Cinque Stelle: il sistema va spazzato via, perchè è antistorico, oltre che antieconomico. Non sono possibili mediazioni, aggiustamenti, compromessi. Gli esponenti del vecchio regime devono andare tutti a casa. La Grecia è stata repressa, rendendola una landa di fantasmi, per lo più drogati, alcoolizzati e mendicanti. Con l’Italia non si può o non si deve ripetere la stessa cosa. Il 25 maggio si scriverà sicuramente una nuova pagine in questa dolorosa e turbolenta transizione da un mondo vecchio verso un nuovo ordine mondiale. Sicuramente non sarà quella decisiva, come non lo furono le rivoluzione decabriste prima di quella di ottobre del 1917. Ma il percorso è segnato, perché la storia ha deciso la strada e nessuno si può opporre. E chi ci prova infligge solo alla popolazioni sofferenze, lutti e miseria. Dolori atroci ma inutili perché la storia non si ferma .
(Pietro Colagiovanni)