È già su tutti i media nazionali ed internazionali la notizia, che non è una notizia se si è a conoscenza della situazione reale, che In Italia il tasso di disoccupati nel primo trimestre del 2014 è salito al 13,6%, un valore mai registrato prima, almeno dal 1977, anno in cui sono partite le serie storiche dell’Istat. A trainare questo dato in negativo è la disoccupazione giovanile e dei giovanissimi con 739 mila under 25 a spasso, per un tasso di disoccupazione che, anche in questo caso, raggiunge il suo massimo storico, toccando quota 46%. Intanto il Mezzogiorno si allontana sempre più dal resto d’Italia, tanto che nel Sud il tasso di giovani a caccia di un impiego è pari al 60,9%. Fin qui i dati definiti dagli statistici come grezzi, ovvero effettivi, che fotografano la situazione cosi com’è. Cifre giudicate allarmanti da tutti i fronti.Tutto il resto lancia ancora segnali di crisi, dalla crescita degli scoraggiati, che sfiorano i 2 milioni, all’aumento dei Neet, gli under 30 che non studiano né lavorano, prossimi alla soglia dei 2,5 milioni. Inoltre risultano in flessione sia i lavoratori con il posto fisso full time che i precari. L’unica forma di lavoro che cresce è il tempo parziale, con oltre 4 milioni di persone impiegate a orario ridotto, come non accadeva dal 1993, cioè da quando è partita la rilevazione. Ma è tutto merito del part time ‘involontario’, accettato in mancanza di lavoro a tempo pieno.Allargando lo sguardo all’insieme dell’Eurozona, la disoccupazione ad aprile scende leggermente, fermandosi all’11,7%. L’Italia oltrepassa quindi la media dell’unione monetaria, anche se la maglia nera continua ad andare alla Spagna (25,1%).Alla luce di tali ennesime prove del fallimento delle politiche degli ultimi anni che hanno tutelato un’economia fatta di fumo perché rivolta alle banche e ai poteri finanziari, Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, rivolge un ultimo appello al governo ad avviare immediatamente misure strutturali per il lavoro e per rilanciare l’economia.