Secondo il 50.mo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, l’Italia sta vivendo una prolungata e infeconda sospensione, dove le manovre pensate in affannata successione non hanno portato i risultati attesi. In questo contesto, è nata una seconda era del sommerso, che punta, dal risparmio cash alla sharing economy, alla ricerca di più redditi. Fenomeno diverso da quella degli anni ’70 che apriva a una saga di sviluppo industriale e imprenditoriale perché si tratta di un’arma di pura difesa.I partiti politici sono al penultimo posto nella graduatoria dei soggetti in cui gli italiani hanno più fiducia: al di sotto si collocano solo le banche. E va anche detto che, fatto salvo il volontariato, si registra una dèbacle per tutti i soggetti intermedi tradizionali. L’89,4% degli italiani ha un’opinione negativa sui politici a fronte di un misero 4,1% di positivi.Nella graduatoria dei soggetti in cui gli italiani hanno più fiducia il primo posto va alle forze dell’ordine (48%), seguite dalle associazioni di volontariato (42,5%), dalle imprese agricole (19,8%), dalla Chiesa (16,7%). Le istituzioni locali riscuotono la maggiore fiducia dal 9,1% dei cittadini, i sindacati dal 6,6%, i partiti dall’1,6% e le banche dall’1,5%. Da notare che tra i giovani (18-34 anni) a riscuotere maggiore fiducia è il volontariato, mentre dai 35 anni in su le forze dell’ordine sono al primo posto. Nei partiti e nei sindacati, è la fascia di età intermedia (35-64 anni) a nutrire meno fiducia. Secondo il CENSIS gli italiani hanno stretto i cordoni della borsa un pò su tutto ma non sui dispositivi e i media digitali connessi in rete e nel 2016 l’utenza del web in Italia è arrivata al 73,7%, dato che nel caso degli Under 30 sale addirittura al 95,9%. È quanto emerge dal 50/mo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2016, secondo cui il 64,8% degli italiani oggi usa uno smartphone (89,4% dei giovani) per comunicare, il 61,3% utilizza la messaggistica di WhatsApp (89,4% dei giovani), il 56,2% è su Facebook (89,3%) e il 46,8% guarda Youtube, percentuale che sale al 73,9% tra i 14-29enni. Twitter viene invece usato solo dall’11,2% degli italiani, ma dal 24% degli under 30.
Alfredo Magnifico