Mezzogiorno: Su 47 miliardi di euro dei Fondi comunitari sono stati spesi solo l’1,1%

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Su 47 miliardi di euro dei Fondi comunitari a disposizione del Mezzogiorno ne sono stati impegnati il 4,7% e spesi solo l’1,1%, Mentre le regioni del Centro-nord, pur in presenza di minori risorse comunitarie, hanno impegnato e speso tre volte tanto, in politiche di coesione. A lanciare il grido di allarme sono le confederazioni di categoria che propongono ancora una volta  un “contratto per il Mezzogiorno” i cui punti di forza sono: migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione, creare occupazione e investire in infrastrutture materiali e immateriali. Il tutto in considerazione che per i prossimi anni si potrebbe incassare una proroga dalla Commissione europea e il ricorso ai cosiddetti “progetti coerenti” anche se sono già stati spesi 46,9 miliardi di euro dei fondi comunitari, con una conseguente polverizzazione delle risorse destinate a 287mila progetti. Ripercorrendo la “storia” dei fondi comunitari a disposizione del Mezzogiorno l’11,2% sono stati impegnati e solo il 2,6% spesi, a fronte di quelli messi a disposizione delle regioni del Centro-nord che hanno visto impegni del 33,1% ed una spesa al 9,6%. Per questo c’è il rischio di restituire all’Unione europea buona parte delle risorse programmate che ammontano a oltre 8,1 miliardi. A tal riguardo un ruolo preponderante lo ha l’’agenzia nazionale per il Mezzogiorno deputata alla gestione delle risorse e alla selezione dei progetti, facendo leva sulla premialità delle amministrazioni che garantiscono il pagamento dei fornitori entro 90 giorni attraverso la deroga del patto di stabilità. Ma la vera emergenza del Sud è la mancanza di lavoro; ecco perché si sollecita lo sblocco immediato dei fondi di competenza delle Regioni anche se questi dovranno essere spalmati in diversi anni, destinando almeno 4 miliardi al credito d’imposta occupazionale. A tal riguardo da tempo, si è chiesto al Governo di contribuire con uno stanziamento cospicuo a sostegno dell’economia reale, per portare a oltre 5 miliardi la dote del credito d’imposta che consentirà la deduzione dalla base imponibile Irap dei costi relativi ad ogni nuovo assunto a tempo indeterminato. In questo modo si possono creare oltre 800mila nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato   portando il tasso di disoccupazione a livello fisiologico e non patologico come quello che registra attualmente. Nel frattempo si auspica, sempre per questa porzione di Paese una temporanea deroga ai contratti nazionali di categoria, con livelli di salario più bassi dei minimi in vigore. Infine, per gli investimenti nel Mezzogiorno la spesa deve passare dall’attuale 35% al 45%, da aggiungere alle risorse dei fondi comunitari attraverso un piano straordinario. Tra gli strumenti per conseguire questo obiettivo c’è la costituzione di un fondo nazionale per la progettazione delle opere pubbliche con una dotazione di oltre 100 milioni per ciascuna annualità, l’aumento del 10% degli investimenti di grandi gruppi come Anas e Fs. Infine al governo si chiede di concedere una moratoria al rispetto del patto di stabilità agli enti locali che destinano risorse a opere già progettate, da completare nel più breve tempo possibile.
 Massimo Dalla Torre
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