“Chi non vuole lavorare neppure mangi”. Questa frase scritta duemila anni fa da san Paolo nella seconda lettera ai Tessalonicesi,ripresa poi nella costituzione della repubblica sovietica dovrebbe essere la regola che regge il mondo.
San Paolo fa l’analisi della società di allora,che si differenzia poco da quella di oggi,il suo richiamo è rivolto a tutti quelli che vivono un’esistenza disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione.
Concordo con il richiamo di San Paolo perché è troppo facile vivere come gli ebrei erranti nel deserto che si cibavano di solo manna, con troppi che vivono di feste sregolate e di ideologie del consumo,con imprenditori con la solo logica del profitto che non tengono conto del valore della vita umana, con crisi provocate da lotte per il predominio della finanza con vittime lavoratori che aumentano i poveri e sprofondano le famiglie nella miseria.
Creare perdita di lavoro significa causare un grave danno sociale,pensare di risolvere il problema con il reddito di cittadinanza significa mortificare la dignità della persona e farlo sprofondare nell’apatia, l’unico modo per dare dignità è offrire Lavoro. Sarà che nella mia vita ho avuto l’esempio dei miei genitori che si sono spaccati la schiena lavorando la terra,affrontando i bombardamenti di una guerra mondiale, che tutto questo buonismo perverso da un lato mi da un po fastidio mentre mi fa fraternamente incazzare il vedere scuole cadenti,ospedali semi distrutti,strade piene di buche,giardinetti invasi dall’immondizia, bagni delle stazioni o pubblici infrequentabili e giovani che bivaccano davanti ai bar o peggio col cappello in mano.
Alfredo Magnifico
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