Dare vita a impianti di digestione anaerobica per produrre biogas

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Dare vita a impianti di digestione anaerobica per produrre biogas con ricaduta positiva  sull’ambiente. Questa la sintesi di uno studio commissionato dal Consorzio italiano biogas che va oltre, poiché arrivano conferme di maggiore biodiversità dei terreni sui quali è effettuato lo spandimento del “digestato”, il sottoprodotto della digestione anaerobica, e sulla possibilità di aumentare la fertilità di terreni ormai esausti e poco produttivi, innescando così un circolo virtuoso tra produzione energetica e zootecnica. Per Francesco Cicalese amministratore della General Contract con sede a Battipaglia  “E’ una buona notizia per l’intero settore agricolo ed in particolare per quelle aree ad agricoltura marginale del Mezzogiorno d’Italia dove per anni il regime delle quote latte ha ridotto la zootecnia ai minimi termini e la monocoltura orientata alla produzione di frumento, associata alla scomparsa delle rotazioni con le leguminose, ha impoverito i terreni”. Il tutto sulla base che l’aumento degli impianti a biogas nel Paese secondo quanto riportato nello studio del Consorzio italiano biogas, tra il 2010 e il 2013 è stato del 177%, mentre la potenza installata, a oggi, è di 1.339 MWe, ma anche perché il 16% dell’energia rinnovabile nel Paese è prodotta dalle bioenergia, mentre l’investimento impiantistico tra il 2010 e il 2014 è stato di 4,2 miliardi. Si tratta certamente di una fonte rinnovabile vantaggiosa che sta investendo il mondo dell’agricoltura nella sua totalità, tant’è che l’aumento degli impianti a biogas inseriti nelle attività agricole è stato del 586% in più. Il perché di questo successo? Grazie al modello italiano del biogas che si basa sul criterio delle doppie colture: un’invernale denominata ‘di copertura’ cui si aggiunge quella convenzionale del periodo estivo, senza necessità d’irrigazione o altra fertilizzazione, grazie alle condizioni di umidità favorevoli. A dare conferma dei dati un’altra ricerca effettuata da Ecofys per il Cib che ha dimostrato che l’utilizzo di doppie colture con tecniche agronomiche innovative come la minima lavorazione dei terreni, la fertirrigazione e il precisionfarming  è un modello che può essere diffuso vantaggiosamente anche in altre regioni purché abbiano una vocazione prettamente agricola; e il Molise da sempre votata all’agricoltura che lentamente si sta riportando ai valori iniziali,  sarebbe senza ombra di dubbio il terreno ideale dove applicare questa nuova risorsa che potrebbe portare, le altre regioni che l’hanno applicata lo dimostrano, vantaggi indiscussi all’economia agricola che ci vede, purtroppo per noi ancora lontani da conquistare i gradini più alti del podio.
Massimo Dalla Torre

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