La centralizzazione degli acquisti penalizza la concorrenza negli appalti

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Nel corso della tavola rotonda “Mercato pubblico, centralizzazione e tutela della concorrenza”, organizzata dalla Fnip, Federazione Nazionale delle Imprese di Pulizia, servizi e multi servizi è stato affrontato il tema della centralizzazione degli acquisti e la concorrenza negli appalti. Dal convegno è emerso che le piccole-medie imprese soffrono una crescente difficoltà a prendere parte alle procedure di gara ad evidenza pubblica, a causa della progressiva centralizzazione degli acquisiti e del crescente valore degli appalti, con richiesta di requisiti di fatturato sproporzionati rispetto alle esigenze di massima apertura del mercato pubblico propugnate dall’Unione Europea.
La situazione è andata degenerando a causa delle varie leggi di Stabilità e di contenimento della spesa pubblica che si sono succedute nel tempo, soprattutto dal 2007 in poi, che, in attuazione di una erronea politica di centralizzazione della spesa per l’acquisto di beni e servizi, hanno comportato un fenomeno di aggregazione della domanda, che spesso prescinde da una doverosa analisi degli effetti che ne conseguono sulla struttura del mercato. La politica della centralizzazione, così come attuata in Italia, non è in linea con le esigenze di tutela della concorrenza, secondo quanto riferiscono i rappresentanti del settore, tutela della concorrenza indicata come priorità assoluta dall’Unione Europea, dapprima con lo Small Business Act (del 3 marzo 2010, recepito in Italia con lo Statuto delle imprese) e in seguito dal recepimento delle nuove direttive europee, in modo chiaro dal codice degli appalti pubblici e delle concessioni.
La non corretta applicazione della disciplina vigente e le storture che ne derivano nei mercati di riferimento sono state per di più confermate sia dall’Autorità per la Concorrenza e il Mercato, che ha accertato l’esistenza di accordi collusivi tra i più grandi player del mercato nell’ambito della partecipazione alle grandi gare Consip, che dal giudice amministrativo, che ha di recente annullato un’importante gara di servizi indetta dalla Consip, proprio per gli effetti restrittivi che avrebbe generato.
Tra le maggiori criticità   le associazioni di settore segnalano il fatto che il volume delle gare pubbliche risente dell’andamento delle gare di maggiore dimensione,il risparmio dichiarato in questi ultimi mesi dalle Centrali di committenza, in primis Consip, che deriverebbe da questa concentrazione delle gare è vero solo sulla carta e l’inesistenza di criteri legislativi stringenti, utili ad una maggiore perimetrazione della scelta, rimessa dalla legge ad un Decreto del Presidente del Consiglio, degli appalti di beni e servizi per i quali è obbligatorio l’acquisto attraverso i soggetti aggregatori.
Le imprese rilevano anche la mancanza di attribuzione ad un organo del Tavolo tecnico dei soggetti aggregatori del compito di emanare le linee guida sulle “best practices”buone pratiche , per una corretta suddivisione in lotti, utile ad una maggiore apertura del mercato pubblico in favore delle PMI. Anche la necessità di verificare la possibilità che i soggetti aggregatori operino su base regionale per la creazione di benchmark di riferimento per categorie di prodotti omogenei e di servizi alla Pubblica  Amministrazione.
Tra le richieste avanzate quella di “recepire e valorizzare il ruolo delle Associazioni di categoria affinché per le stesse sia prevista l’audizione da parte delle S.A. o la partecipazione alla fase preliminare della stesura degli atti di gara, al fine di offrire non solo un ‘apporto tecnico’ utile alla redazione dei capitolati speciali ma anche una panoramica sulla composizione del mercato”.Infine i rappresentanti del settore chiedono “la possibilità di procedura di gara in ambito sanitario attraverso Centrali regionali, in luogo di procedure di livello nazionale che dovrebbero essere ristrette  ad acquisti di prodotti di largo consumo non specialistici”.
Alfredo Magnifico02

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