Dall’indagine “Il clima economico e sociale”, realizzata da Ipsos emerge che i segnali di ripresa la sentono e la percepiscono solo le istituzioni politiche e finanziarie, i dati parlano di una ripresa dei consumi e del Pil,ma quando si chiede agli italiani se il peggio, per quanto riguarda l’economia, debba ancora venire o sia alle spalle, prevale ancora chi vede nero, allo stesso modo, quando si chiede di dividersi tra ottimisti e pessimisti sulla propria condizione personale, i secondi sono la maggioranza.
La maggior parte degli italiani mette in cima l’occupazione alle proprie preoccupazioni.
Che la tendenza sia al miglioramento lo dice il dato diffuso dall’Istat sulla fiducia dei consumatori, l’indice è salito a 115,5 dal valore 111,2 precedente. In un solo mese, da agosto a settembre, l’indice sul clima economico percepito ha un boom da 129,3 a 143,9, mentre quello sul clima personale è rimasto piatto, a quota 106,5.
Fino al 2013 il clima dei consumatori era superiore al clima economico vale a dire che le famiglie vedevano il proprio futuro migliore rispetto a quello di tutti gli altri italiani.
L’atteggiamento era quello di “Io speriamo che me la cavo, poi le cose sono cambiate e le linee si sono stabilmente invertite.
Il clima di sfiducia rimane anche ora che ci sono dei dati oggettivi di ripresa economica. Il Pil è previsto attorno al +1,4-1,5%; nel secondo trimestre i consumi nella Grande distribuzione organizzata sono saliti del 4%, un’ accellerazione superiore a quella degli altri Paesi europei; si registra uno stop al calo dei prezzi delle case, con città come Milano che vedono un lieve aumento.
L’occupazione e l’economia sono di gran lunga al primo posto (85% delle risposte), con un lieve calo rispetto agli anni precedenti e con una grande distanza rispetto alle preoccupazioni per il funzionamento delle istituzioni o per il welfare.
L’immigrazione, come preoccupazione registra una crescita esponenziale nel 2012 solo l’1% degli italiani la identificava come primo problema, dato che le ansie nazionali erano più legate all’economia. Nel 2013 la quota era salita al 3%, nel 2015 al 16% e oggi al 35 per cento. Anche le preoccupazioni circa la sicurezza hanno avuto un’impennata, nonostante i dati del Viminale parlino di un calo netto dei reati.
La maggioranza assoluta degli italiani è convinta che i nostri fondamentali economici siano
paragonabili a quelli della Grecia, il 71% degli italiani ignora che siamo il secondo Paese
manifatturiero d’Europa.
Questi alcuni dati che sembrano confermare la ripresa in corso; i mutui per le case concessi nei primi sette mesi del 2017 sono in crescita dell’11%, (6 miliardi di euro),i prestiti alle imprese, dato complessivo dei finanziamenti nei primi sette mesi del 2017 in linea con gli obiettivi di erogazione di 50 miliardi, fissato all’inizio dell’anno, con un aumento dei crediti a medio-lungo termini, a discapito di quelli a breve, dovuto a due fattori: la maggiore liquidità di cui dispongono le imprese e il finanziamento di investimenti legati all’Industria 4.0. negli anni passati il grande problema italiano era il calo degli investimenti.
Alfredo Magnifico