Il terzo settore italiano un’eccellenza per l’Unione Europea

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Ho avuto occasione per la mia esperienza lavorativa di partecipare a numerose riunioni del terzo settore, ho fatto parte della commissione giuridica che esaminava di volta in volta il lungo Iter legislativo per l’approvazione della legge che avrebbe poi regolamentato il settore.

Il Terzo settore, comprende tutto il vasto mondo delle associazioni non profit e del volontariato, è un’eccellenza italiana che si origina nelle congreghe di Carità da secoli operanti nella società italiana, questa esperienza ritengo vada difesa e promossa a livello nazionale, anzi occorre adoprarsi perché trovi legittimazione a livello europeo, affinché diventi il punto di riferimento del ‘Civil Compact’,

Penso sia ora di smettere di considerare l’economia unicamente in termini di profitto e dividendi per gli azionisti.

il Terzo settore non è assolutamente una «mangiatoia», come lo ha definito l’attuale ministro dell’Interno, Salvini e non è un qualcosa che riguarda solo gli Stati membri, come lo considera l’attuale normativa dell’Unione Europea, non è un settore di ‘serie B’, distinto dall’Economia con la “E” maiuscola, come credono molti

Senza ombra di dubbio è scandalosa la lotta che sta facendo questo Governo contro le associazioni del non profit e dei volontari.

Non sappia la destra quel che fa la sinistra o viceversa è una raccomandazione evangelica, personalmente sono coinvolto in azioni di volontariato,non posso tollerare che con l’accusa assurda di “buonisti” si stanno mettendo alla berlina e si sta rendendo la vita difficile a chi si occupa della cura dei poveri, dei disabili, degli anziani e degli ammalati, volontari che si impegnano in prima persona negli ospedali, nelle case di accoglienza e negli ospizi che meriterebbero dallo Stato, di cui spesso sopperiscono le mancanze, tutto il sostegno possibile e tutto il riconoscimento dovuto per il valore civile e insostituibile delle loro azioni.

Bisogna portare rapidamente a compimento la riforma del Terzo settore varata dai governi precedenti per difendere e valorizzare le professionalità, spesso altamente qualificate, che lavorano nel non profit, si tratta di proteggere l’impegno di oltre 6 milioni di volontari e i posti di lavoro di oltre 800 mila persone.

Inoltre bisogna promuovere un ‘Civil Compact’ a livello europeo affinché le istituzioni comunitarie riconoscano le specificità delle associazioni non profit, che non possono essere considerate come aziende votate unicamente al profitto quando si applicano le normative fiscali.

È ora di riconoscere che non può funzionare un’economia che ha come unici parametri il profitto, il Pil o il deficit. In questi anni c’è stata una crescente consapevolezza e numerosi studi che hanno allargato la nostra concezione di economia, dal superamento del parametro del Pil, alla responsabilità sociale di impresa, alla finanza a impatto sociale.

Ora è necessario che a livello europeo tutte queste conoscenze e tutte le politiche comunitarie che già esistono in materia sociale, ma che devono essere rese visibili e potenziate, vengano incluse in una nuova Unione Sociale, con la stessa dignità e importanza dell’Unione Monetaria.

Ritengo che sia arrivato il momento di applicare concretamente i princìpi del Pilastro Sociale europeo e della Politica della Solidarietà e Sussidiarietà, con una legislazione sottoscritta da tutti i leader dell’Ue; dall’indennità di disoccupazione europea, al salario minimo, che non deve assolutamente sostituirsi alla contrattazione sindacale, alla parità di retribuzione tra uomini e donne.

Se c’è una cosa evidente, che abbiamo imparato nella crisi degli ultimi anni, è che nessuna Unione Monetaria può sopravvivere se non è affiancata da una vera Unione Sociale altrimenti si casca nei Sovranismi che lacerano e distruggono.

Alfredo Magnifico

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