E’ la classifica che regolarmente genera proteste o accrediti; un studio del Censis divide tutte gli atenei italiani in grandi, medi, mega, piccoli e politecnici, e li valuta in base ai servizi erogati, alle borse di studio e altri interventi a favore degli studenti, alle strutture disponibili, alla comunicazione, ai servizi digitali e al livello di internazionalizzazione. La novità dell’edizione 2019/2020 è rappresentata dalla valutazione relativa all’occupabilità dei laureati delle università statali e al grado di soddisfazione di chi ha già frequentato.
Iniziamo dai cosiddetti ‘mega’ atenei, con più di 40 mila iscritti; si conferma al primo posto della graduatoria l’Università di Bologna e come successo lo scorso anno, al secondo posto troviamo l’Università di Padova, mentre sul gradino più basso del podio c’è Firenze. Stabile il quarto posto per La Sapienza di Roma, davanti all’Università di Torino e a quella di Pisa. Tra i mega atenei statali, ultima l’Università di Napoli Federico II, preceduta dall’Università di Catania.
Analizzando i grandi atenei, da 20 mila a 40 mila iscritti, al vertice c’è l’Università di Perugia, che precede l’Università della Calabria e quella di Parma, mentre al quarto posto troviamo Pavia. A guidare la classifica dei medi atenei statali, invece, è l’Università di Trento, che toglie lo scettro all’Università di Siena, seconda classificata. Terzo posto in condivisione tra l’Università di Trieste e quella di Udine.
Tra i grandi atenei non statali, infine, primo posto per l’Università Bocconi che si mette davanti all’Università Cattolica, alla Lumsa e alla Luiss. (foto di repertorio)