Comunicato del 22.08.2019
San Michele, Mezzolombardo, Denno e Cles. Sono le “tappe” del ciclo di incontri tecnici estivi organizzati dalla Fondazione Edmund Mach che hanno registrato complessivamente mille agricoltori alla presentazione delle prove sperimentali su vite e melo. Oggi è stata la volta delle porte aperte a Maso Maiano di Cles con 250 agricoltori presenti e il focus sulla frutticoltura di montagna. Un importante appuntamento per il mondo agricolo per conoscere tecniche e tecnologie sempre più moderne e innovative per la gestione del frutteto.
“La Fondazione Edmund Mach attraverso i suoi centri – ha spiegato in apertura il direttore generale, Sergio Menapace- continua a implementare sperimentazione, per mettere a disposizione tecniche nuove effettivamente applicabili ed economicamente sostenibili. Quella della sostenibilità, d’altronde, è l’unica strada da percorrere assieme a quella della qualità, che da sempre contraddistingue le produzioni locali”.
Meno chimica col frutteto pedonabile. A Maso Maiano si sperimenta ormai da diversi anni un modello di frutteto altamente sostenibile: il frutteto pedonabile. E la FEM è invitata nelle principali aree frutticole del mondo a presentare questo innovativo modello a basso input. La forma di allevamento sperimentata è quella in parete e rappresenta il fulcro intorno al quale ruotano le moderne tecniche oggi a disposizione per ridurre gli input di manodopera e chimica in frutticoltura. Grazie a pareti fruttifere basse e strette è oggi possibile non solo migliorare la qualità delle mele, uniformemente esposte al sole, ma anche conseguire notevoli benefici ambientali.
Nell’incontro di oggi Franco Micheli ha presentato ai frutticoltori le diverse fasi di studio del frutteto in parete dallo spindle del 2005 ad oggi. Si va dai vecchi impianti alti ottenuti col tradizionale Bibaum a 3.5 metri tra le file, che richiedono l’uso dei carri raccolta ai più moderni e stretti multi-asse a 2.5 metri tra le file, fino al Guyot singolo e doppio, ancora più stretti, che offrono la possibilità di abbandonare le forme di allevamento tradizionali in favore di un frutteto che assomiglia ad un moderno vigneto gestibile interamente da terra. Su questa tipologia di impianti ultra-stretti il concetto astratto di “frutticoltura di precisione” diventa una tecnica concretamente applicabile. Infatti già in potatura si può determinare facilmente sia la lunghezza del legno produttivo che il numero di gemme da lasciare in pianta cosi come, dopo il diradamento, il numero di frutti da lasciare per ettaro.
Ottimale distribuzione dei prodotti fitosanitari. La possibilità di riduzione dei fenomeni di deriva da fitosanitari è il tema affrontato nel gruppo guidato da Claudio Rizzi. Le dimensioni contenute delle piante consentono di vagliare diverse ipotesi sulle tecniche, le macchine e le regolazioni da adottare per ottimizzare i risultati del trattamento in termini di efficacia ed efficienza. In particolare, una tecnica in corso di sperimentazione nei frutteti di Maso Maiano volta a mitigare l’impatto dei trattamenti anche verso gli insetti utili oltre che la deriva, è quella delle applicazioni localizzate al colletto per razionalizzare l’impiego degli insetticidi, riducendo i dosaggi. Questa modalità si sta rivelando interessante nel contenimento dell’afide lanigero e può essere realizzata impiegando lance a mano “triforcate” dotate di tre ugelli o specifiche barre irroratrici munite di tastatore, che determinano l’erogazione del prodotto fitosanitario in modo mirato quando il sensore entra a contatto con il tronco.
Innovazione varietale. Maso Maiano rappresenta un’importante vetrina del programma di miglioramento genetico del melo, un’attività iniziata nel 1999 che adotta la tecnica classica supportata nella selezione di alcuni caratteri da tecniche molecolari. Nella visita guidata dal ricercatore Pierluigi Magnago è stato possibile verificare sul campo i risultati raggiunti dal progetto di miglioramento genetico con la visione di alcune delle selezioni più performanti e migliorative. Per abbreviare i tempi di selezione alla FEM vengono adottate tecniche di laboratorio con l’impiego di marcatori molecolari. L’analisi in laboratorio di piccole porzioni di vegetale permette di identificare i semenzali con il gene d’interesse, fino dai primi stadi di germogliamento del seme. Un grande impegno nei programmi di miglioramento genetico viene riservato attualmente allo sviluppo di varietà resistenti soprattutto nei riguardi delle principali avversità delle colture.
Frutticoltura biologica. Come sempre il tema della difesa è uno degli assi portanti della giornata delle porte aperte. Luisa Mattedi ha presentato l’andamento della stagione nelle zone della media val di Non, in particolare per la valutazione dei principali fitofagi del melo, per la ticchiolatura e un aggiornamento sulla situazione scopazzi.
Silvia Ceschini Responsabile Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Fondazione Edmund Mach