di Pietro Colagiovanni*
Il regista così come e i suoi film hanno davvero bisogno di poche presentazioni. Tarantino è tra i nomi più famosi della cinematografia mondiale, tra i più acclamati, visti e recensiti. Le sue opere come Le Iene o Pulp Fiction sono diventati veri e propri classici, la sua capacità filmica è proverbiale. Fatta questa debita premessa parliamo di questa sua opera del 2012, un omaggio agli spaghetti western italiani.
Django infatti è il nome del protagonista dell’omonimo film di Sergio Corbucci del 1966 (e Franco Nero, suo interprete, compare in un cameo del film), le atmosfere sono intrecciate, a volte in modo esplicito, a volte in modo quasi spudorato con quelle dei western di Sergio Leone.Questo il contesto per così dire ideologico in cui si muove il film. Tarantino poi ci aggiunge una rivistazione di tipo modernista e politica del genere.
Django unchained è ambientato nel profondo Sud degli Stati Uniti, Django è uno schiavo di colore e la denuncia razziale, sia pure in modo paradossale, permea di sé l’intera opera. E poi c’è la poetica di Tarantino, la sua maniera di fare cinema aiutata, nel suo dispiegarsi, da un cast davvero stellare (Jamie Foxx, un incredibile Christoph Waltz, Leonardo Di Caprio, Kerry Washington e Samuel L. Jackson).
C’è la violenza stereotipata, c’è il surrealismo che diventa tragico e a volte magico, ci sono i colori leggermente accentuati, ci sono i dialoghi a volte credibili, a volete incredibili, c’è Quentin Tarantino in tutta la sua visione del mondo. La trama del film, alla fine, è solo un pretesto per esporre la potenza visiva del suo cinema. E’la storia dell’affrancamento di uno schiavo, Django da parte di un cacciatore di taglie alla ricerca di banditi che Django conosce molto bene. Django si affranca e diventa a sua volte un giustiziere, in una lunga serie di peripezie e colpi di scena.
Volendo passare ad un giudizio complessivo sul film è ovvio che parliamo di un ottimo film e non poteva essere diversamente, visto il regista e gli attori del cast. Ma non è tra i migliori film di Tarantino. L’opera ha alcuni gap nella narrazione (non regge la vicenda che interessa Leonardo Di Caprio), a volte diventa manieristica più che alla maniera di Tarantino. Inoltre l’omaggio agli spaghetti western risulta quasi ingombrante.
Perchè Django Unchained non è uno spaghetti western ma è semplicemente un film di Quentin Tarantino. Il riferimento continuo a Sergio Leone pone inevitabilmente però la necessità di fare qualche paragone. E, francamente, i film di Sergio Leone, i suoi capolavori con Clint Eastwood sono ad un altro, incomparabile livello. Anche Tarantino è capace di arrivare a questi livelli siderali di cinema, e lo ha dimostrato con Pulp Fiction, con le Iene ed anche con Kill Bill (2 magari). Ma con Django Unchained no. Tutto qui.
Voto: 3,75/5
*imprenditore, comunicatore, fondatore del gruppo Terminus
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