Lavoro/ Rota (Fai Cisl): regolarizzare i migranti per debellare il caporalato

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Rota, Segretario nazionale Fai Cisl

“Per combattere lo sfruttamento dei migranti in agricoltura gli strumenti ci sono, a partire dalla legge 199 contro il caporalato, ma è evidente che una svolta concreta potrà esserci anche con una regolarizzazione ben ponderata, che dia un volto ai tanti invisibili che oggi lavorano senza essere assunti, sarebbe una misura di civiltà e ne conseguirebbe anche un grande gettito per le casse dello Stato”.


Lo ha detto il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, intervenendo a Napoli alla presentazione del progetto Agrisocial StreetFood, rivolto a favorire l’occupazione qualificata degli immigrati e il loro ingresso nelle imprese agroalimentari.
“Progetti come Agrisocial StreetFood – ha affermato il sindacalista – rappresentano delle pratiche virtuose, in grado di sostenere l’emancipazione della persona e il suo inserimento socioeconomico e culturale, sono iniziative da replicare e valorizzare. Ma purtroppo, in generale, la vita dei migranti nel nostro Paese è peggiorata notevolmente: non dimentichiamo che tante fasce vulnerabili sono state esposte dai decreti sicurezza alle speculazioni di sfruttatori di ogni specie, alimentando l’intermediazione illecita di manodopera soprattutto in agricoltura”.


Il leader della federazione agroalimentare e ambientale della Cisl ha ricordato anche alcuni dati. I lavoratori stranieri in agricoltura sono oltre 370 mila, le loro giornate di lavoro sono state nel 2018 oltre 32 milioni, rappresentano più del 27% del totale. Ma sono almeno 400 mila i lavoratori a rischio sfruttamento.

Inoltre su 200 mila imprese sono soltanto 3600 quelle attualmente iscritte alla Rete del lavoro agricolo di qualità, istituita con la legge anti-caporalato. “Gli irregolari in Italia – ha detto Rota – sono circa 530 mila, ma si stima che lieviteranno a breve quasi 700 mila, un grande favore allo sfruttamento e alla concorrenza sleale. Per questo occorre che la politica abbia meno ipocrisia e più coraggio, agendo anche con una regolarizzazione rivolta a riportare nei circuiti della legalità il lavoro irregolare diffuso lungo le filiere”.

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