E’ un momento delicato per la politica nazionale, alle prese con adempimenti importanti di fine anno, ad iniziare dalla manovra finanziaria e con equilibri instabili nella maggioranza di governo che non fanno presagire niente di buono. Il quadro più o meno è questo: il Movimento Cinque Stelle non è ancora alla resa dei conti interni ma registra dei distinguo importanti ed inizia a perdere pezzi, come forse accadrà anche nei prossimi mesi in un quadro che fa presagire un possibile spostamento sulle posizioni di sinistra ed un ridimensionamento ‘fisiologico’. Il PD tenta di mantenere la posizione ed evitare l’emorragia di consensi che avrebbe presumibilmente avuto se fosse rimasta in carica la precedente maggioranza ‘giallo-verde’; non tenta lo strappo dai ‘grillini’, ma fa spesso la voce grossa, sapendo che questi sono oramai vincolati al patto di governo, perché se si andasse subito alle urne rischierebbero un crollo di consensi. I renziani si contano e continuano con una politica fondata sul ‘detto e non detto’, giurando alleanza al patto governativo ma nel contempo agitando i fantasmi di posizioni autonome, spesso in prossimità di votazioni in aula; i ‘cespugli’ continuano in un’azione che a volte è appiattita sul volere degli altri, altre volte è di disturbo, ben sapendo che con l’attuale sistema elettorale non hanno possibilità di incidere sulle scelte della maggioranza.
Passando al centro destra prosegue l’attacco frontale alla politica di governo, che sembrerebbe dare anche i frutti sperati e nel contempo si lavora per consolidare la coalizione su numeri importanti, con una trazione tutta salviniana, sostenuta anche da Fratelli d’Italia e con Silvio Berlusconi a fungere da padre nobile. I sondaggi continuano ad avallare queste scelte in chiave pre-elettorale. Nel mezzo ci sono contrasti forti, misure economiche che non decollano, discussioni infinite ed improduttive in un Paese che non reagisce come dovrebbe, o forse non reagisce affatto, ai trend di ripresa che invece si registrano in varie parti del mondo. L’Italia sta rimanendo esclusa ed indietro rispetto ad altri, soprattutto all’asse franco-tedesca, con cui maggiormente ci si dovrà confrontare dopo che la Brexit sarà veramente operativa.
E’ una situazione che desta più di una preoccupazione, che sembra in bilico come avviene con le bilance ancora presenti in alcuni mercati, quando spostando il contrappeso uno dei due piatti scende inesorabilmente verso il basso. Per la prima volta dopo anni, inizia a sentirsi la voce dei i giovani, protagonisti ed interessati alle sorti del Paese; potrebbero essere proprio loro a garantire un equilibrio sostenibile dei pesi a condizione che il movimento delle ‘sardine’ riesca ad affrancarsi da qualunque patente politica, che sarebbe non solo deleteria ma anche generatrice di immediate spaccature interne e rotture presumibilmente insanabili.
Nel complesso c’è poco da essere allegri, purtroppo.
Stefano Manocchio