La Beatitudine della Misericordia. Messaggio dell’Ispettore dei Cappellani delle carceri don Raffaele Grimaldi rivolto all’ambito carcerario dei cappellani, dei diaconi, dei religiosi e religiose e al mondo del volontariato. Traendo spunto dalle recenti parole dell’omelia del Santo Padre Papa Francesco per il Mercoledì delle Sacre Ceneri, il messaggio, carico di fiducia e di speranza, vuole attenzionare la società, il mondo dell’informazione, le forze politiche e istituzionali nonché la comunità scientifica affinché non ci siano ulteriori momenti di emarginazione e disagio nella realtà carceraria che, in questo momento di emergenza sanitaria, vive un nuovo isolamento. Ai volontari è stato interdetto l’ingresso negli Istituti, gli incontri e le celebrazioni eucaristiche sono stati annullati e i colloqui ridotti. Tutte queste privazioni colpiscono una realtà – quella del carcere – già emarginata dalla società e che avrà come effetto l’assoluta solitudine.
La Beatitudine della Misericordia
«Carissimi Cappellani, diaconi, religiose, religiosi e volontari tutti, con il mercoledì delle ceneri, la Chiesa ci invita a percorrere un cammino di purificazione e di rinascita facendoci riscoprire la nostra debolezza e la nostra fragilità per rientrare in noi stessi. Rileggendo l’omelia di Papa Francesco pronunciata in occasione delle Ceneri, mi colpiscono alcune parole, che incoraggiano il nostro ministero nelle carceri: “Ma siamo la polvere amata da Dio. Il Signore ha amato raccogliere la nostra polvere tra le mani e soffiarvi il suo alito di vita (cfr Gen 2,7). Così siamo polvere preziosa, destinata a vivere per sempre. Siamo la terra su cui Dio ha riversato il suo cielo, la polvere che contiene i suoi sogni. Siamo la speranza di Dio, il suo tesoro, la sua gloria”.
Carissimi, proprio perché noi siamo la “Polvere amata da Dio” sento di offrire questo messaggio ai nostri fratelli e sorelle reclusi, perché dalla loro sofferenza noi possiamo incoraggiarli alla speranza e alla Misericordia della riparazione. In questi giorni di grande riflessione in cui stiamo toccando con mano la fragilità della nostra splendida Nazione, schiacciati dalla paura e dall’ansia a causa di un virus che sta soffocando la nostra speranza e fratellanza umana, siamo chiamati ad interrogarci sulla fragilità e sulla fluidità delle nostre relazioni che modificano il nostro modo di vivere. Anche noi, come popolo accogliente, stiamo sperimentando il rifiuto ad essere accolti, sperimentando così l’emarginazione e la segregazione. È umiliante ed è desolante vedere i nostri connazionali respinti e rimpatriati; il “virus” della paura e della diffidenza hanno preso il sopravvento sulla speranza per diffondersi nascostamente in tutte le nazioni del mondo. Questo atteggiamento deve farci riflettere e riportare alla nostra memoria la sofferenza e il rifiuto che i nostri fratelli e sorelle, provenienti da altre nazioni, hanno vissuto prima di noi davanti alla chiusura dei confini. In questo particolare momento storico viviamo con l’ombra di essere come un popolo rinchiuso nelle mura della paura, in mura che dividono, in mura che ci isolano. La drammaticità di queste giornate ci fa pensare di essere prigionieri di una grande muraglia, costruita da molti “Avventurieri che iniettano e seminano paura e panico” soffocando la nostra libertà. Certamente l’impegno di tutte le forze messe in campo per contenere l’emergenza è notevole con la priorità morale e medica di arginare il più possibile il dilagante contagio.
Carissimi, evitiamo scontri e ascoltiamo con attenzione i consigli e le misure indicate dagli esperti e non lasciamoci condizionare dalle tante voci dissonanti e prive di fondamento che, al contrario, disinformano e confondono. Soprattutto cerchiamo di aiutare gli altri a non aver paura, tranquillizzandoli, facendo capire loro che la corsa all’acquisto dei beni di prima necessità non è la priorità. In questi giorni rileggevo, inoltre, episodi della vita di Gesù, in cui toglieva dall’isolamento tutti coloro che a causa della loro malattia erano emarginati, erano scartati e rifiutati. Il Signore con la sua azione invece vinceva la paura con l’amore, toccando e guarendo le loro ferite. Anche nelle nostre carceri abbiamo avuto precise indicazioni, per evitare il diffondersi dei contagi. Ai volontari è stato interdetto l’ingresso negli Istituti, gli incontri e le celebrazioni eucaristiche sono annullate e i i colloqui ridotti. Tutte queste privazioni colpiscono una realtà – quella del carcere – già emarginata dalla società e che avrà come effetto l’assoluta solitudine.
Noi Cappellani siamo tra i soli autorizzati insieme ad altre figure professionali ad entrare tra le mura delle nostre carceri. Il nostro prezioso servizio diventa, perciò, più impegnativo con la nostra vicinanza, ed è questo l’antidoto all’isolamento: curare con l’amore il dolore di chi si sente solo, scartato, emarginato. Papa Francesco nella sua omelia ci ha sollecitato a “Non polverizzare la speranza, non inceneriamo il sogno di Dio che ha su di noi. Non cediamo alla rassegnazione”. Carissimi amici, queste parole del Pontefice ci offrono una strada per la nostra azione pastorale in questo tempo favorevole della Quaresima. Siamo chiamati infatti a rinvigorire la speranza e soprattutto a non cedere alla rassegnazione. Anche se attorno a noi vediamo “Polveri di morte (…) vite ridotte in cenere”, camminiamo con lo sguardo in avanti perché “Siamo al mondo per camminare dalla cenere alla vita”.
In questi giorni ho spedito al vostro carcere per ognuno di voi, un opuscolo gentilmente donato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione che, anche quest’anno, propone la celebrazione delle 24 ore per il Signore in tutti gli Istituti penitenziari d’Italia in programma per i prossimi 20-21 marzo. È un’occasione per vivere unitamente alla Chiesa Universale “Giornate di Grazia” e per dire al cuore dei nostri fratelli e sorelle reclusi che Dio ci rialza dalla polvere e ci dona la vera Vita attraverso il Suo perdono e la Sua infinita Misericordia. Siamo sempre gioiosi Ministri che con forza e con amore consegnano nel cuore dei reclusi la gioiosa notizia di Gesù Buon Pastore: “I tuoi peccati sono perdonati”.
Con l’augurio di vivere in pienezza questo tempo di Grazia e di Misericordia. Buon cammino quaresimale a tutti!».
L’addetto Stampa
Rd