Trasportounito: “Tir, è emergenza crediti insoluti, un’azienda su due verso il crack”

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Con 1,5 miliardi di crediti insoluti e con controparti che non pagano il trasporto e, con l’emergenza, rinviano ulteriormente nel tempo, il saldo di fatture che avrebbero dovuto essere coperte ben prima dell’esplosione del Coronavirus, almeno metà delle imprese italiane di autotrasporto rischia di chiudere in tempi brevissimi. A denunciarlo è il segretario generale di Trasportounito, Maurizio Longo: “Le attuali difficoltà operative in cui si trovano le imprese di autotrasporto non sono nulla – preallerta – in confronto allo tsunami finanziario che si sta per abbattere sul settore messo in ginocchio, come più volte denunciato, dall’assenza di norme relative al pagamento differito delle prestazioni di trasporto su strada e quindi dalla totale assenza di certezze circa il pagamento dei crediti maturati”.

“Mentre in Francia i committenti che non pagano, o pagano in ritardo, i corrispettivi di autotrasporto – sottolinea Longo – sono soggetti a norme penali, troppo spesso in Italia si ordinano i trasporti e poi, con la scusa del DURC, del concordato e, oggi, del Coronavirus, non si pagano le fatture o se ne ritarda sine die il saldo e per l’impresa di autotrasporto ciò ha un solo significato: fallimento”.

“Negli ultimi 20 giorni le nostre imprese hanno ricevuto migliaia di comunicazioni contenenti la richiesta di ulteriore differimento dei tempi di pagamento, anche di fatture già scadute prima dell’emergenza. A questo blackout finanziario si sommano le complicazioni determinate da uffici amministrativi che non operano, attività produttive chiuse o fatte chiudere, da disposizioni normative inceppate o monche, da costi del lavoro che scorrono nell’improduttività totale o parziale, e dall’assoluta imprevedibilità del futuro”.

Con eccezione di circa il 2% delle imprese di autotrasporto, fortemente impegnate oggi nella distribuzione di alimentari e farmaceutici, a corto raggio, la restante parte del settore non sarà in grado di sopportare l’esorbitante carenza di liquidità, e non saranno certo le misure ad oggi individuate a impedire che l’1,5 miliardi di euro di insoluti stimati, affondi almeno la metà dell’attuale generazione d’imprese.

“Se il Paese vuole evitare il collasso, e questa volta non si tratta di allarmismo – conclude Longo – non occorrono soltanto gli strumenti economici idonei a tamponare l’emergenza, ma anche e soprattutto chiare misure normative di tutela nel mercato e per il mercato dell’autotrasporto”.

Per ulteriori informazioni Barbara Gazzale