Dopo il fermo quasi totale di unsettore, il vino italiano sul mercato interno si affida alla grande distribuzione ed all’e-commerce, che registra un’evoluzione impressionante in termini percentuali, ma partendo da una quota decisamente marginale. Il fermo forzato di ristoranti e bar pesa enormemente su una crisi di grandi dimensioni. Una situazione mai vista prima, che riguarda ormai nella stessa misura la stragrande maggioranza dei mercati del mondo, dove, comunque, qualcosa continua a muoversi. Ora il problema è la crisi di liquidità. Che serve sostenere subito, perché la campagna e la vigna vanno avanti, e vanno seguite.
Il grido d’allarme è partito da tutti, grandi aziende e piccole cantine, gruppi con realtà in più territori e cooperative che hanno puntato da tempo sulla qualità, con voci dei territori principali del vino del Belpaese, dalla Valpolicella alle Langhe, da Montalcino all’Alto Adige, dalla Franciacorta alla Sicilia, dall’Umbria alle Marche, all’Abruzzo.
Tutti concordi sulla gravità del momento, ma anche sulle difficoltà che dovranno affrontare nei prossimi mesi, tra bisogno di liquidità e consumi che ripartiranno con grande lentezza, cercando di recuperare il prima possibile una normalità che, probabilmente, sarà comunque diversa da quella che abbiamo conosciuto fino adesso.