Il Tar del Lazio ha sospeso l’obbligo d’iscrizione all’ente bilaterale per la cassa in deroga da Covid-19, lo ha deciso il giudice Riccardo Savoia, presidente del Tar del Lazio sezione III quater, rispondendo al ricorso presentato dallo studio legale Leone-Fell di Palermo.
La decisione ha un impatto soprattutto economico: la richiesta dell’ente era per i non iscritti quella del versamento di quote per 36 mensilità arretrate per poter accedere al contributo, un esborso, che sfiorava i mille euro a lavoratore, che l’Inps aveva già sancito il non obbligo, e oggi ritenuto non necessario anche dal giudice, che nella sentenza obbliga l’Ente nazionale bilaterale per l’artigianato e il Fondo solidarietà bilaterale dell’artigianato di consentire senza indugio la presentazione della domanda di concessione dell’assegno ordinario di integrazione salariale.
Una vittoria per la libertà d’impresa e l’autonomia sindacale,che potrebbe diventare “class action”
La vicenda dell’iscrizione al Fondo bilaterale nasce all’indomani dell’approvazione del decreto Cura Italia, apparentemente necessaria ad accedere alla cassa integrazione con causale Covid-19.
Da più parti si è levata la protesta degli artigiani e della categoria dei consulenti del lavoro e del sindacalismo autonomo, che, a ragione, avevano sempre ritenuto non necessaria l’iscrizione a Fsba ed Ebna”.
L’Ente Bilaterale che gestisce il Fondo, pur avendo ricevuto un trasferimento di risorse pubbliche a sostegno della Cig pari a 60 milioni di euro, ha mantenuto ferma la propria posizione, affermando categoricamente che l’iscrizione è dovuta per legge.
La decisione del Tar del Lazio, dà ragione su qualcosa che si è sempre sostenuto, confermata anche da una circolare Inps, la numero 47 del 28 marzo, che afferma come l’ente non debba rilevare se l’azienda sia in regola con la contribuzione al Fondo .
Personalmente ho sempre sostenuto che non può esserci obbligatorietà per legge all’iscrizione di un Ente di diritto privatistico il problema vero è che l’Ente bilaterale continua ad ostinarsi a non accettare le richieste.
Alfredo Magnifico