Coronavirus/Cosa c’è che non va: l’origine del virus e il laboratorio di Wuhan

0
5380

Pietro Colagiovanni

Sono stato molto restio ad intervenire nuovamente sulla questione dell’epidemia del Covid 19, anche perché si tratta di un momento molto difficile che ci auguriamo possa essere superato quanto prima. Ma il continuo martellamento di informazioni, notizie, reazioni che ritengo spesso non corrette e sempre non esaustive di logici dubbi che una persona di buon senso si può porre mi ha indotto a questo nuovo intervento. Un intervento che non vuole assolutamente dare risposte, non sono un virologo, non sono uno scienziato ma un semplice osservatore e narratore di quanto succede ma che vuole porre delle domande. Alle quali sinora io non ho trovato risposte soddisfacenti e alle quali, in moltissimi casi l’informazione ufficiale (una delusione clamorosa, un’informazione banale, ansiogena e asservita al potere comunque costituito) ha reagito con sprezzo, ignorando le domande o derubricandole a fake news senza però spiegare il perché. Partiamo proprio dall’origine del virus e dell’epidemia. Il virus, secondo la vulgata ufficiale, si diffonde spontaneamente tra gli essere umani sul finire del 2019 a Wuhan, industriosa città della Cina centrale, in un mercato del pesce. E’ una mutazione naturale di un virus derivante dai pipistrelli, parrebbe di intendere. Ma un gruppo di scienziati cinesi pubblica sulla rivista The Lancet a Gennaio un articolo in cui dall’analisi dei primi 41 casi non c’è, in 13 di questi, alcun collegamento con il famigerato mercato del pesce. Nel 2017 la rivista Nature aveva descritto un laboratorio, il National Bio-Safety che ha sede proprio a Wuhan il primo, dice la rivista, “equipaggiato in Cina per il più alto livello di biocontenimento”. Il laboratorio è certificato BSL-4, il livello di sicurezza più elevato vista l’assoluta delicatezza di quanto vi si svolge dentro. Nel laboratorio, il primo di una serie voluto dal governo cinese su tutto il territorio nazionale, si faranno sperimentazioni, come dice Nature, “con i patogeni più pericolosi al mondo”. “Offrirà più opportunità per i ricercatori cinese e il nostro contributo allo studio dei patogeni a livello BSL-4 (i più pericolosi in assoluto) beneficherà il mondo intero”- disse George Gao direttore dell’accademia cinese dei laboratori chiave nelle scienze immunologiche e di microbiologia patogena. E pensare, invece, che questo laboratorio anziché beneficare il mondo non farà altro che restare impotente e inerme (nel migliore dei casi) di fronte alla diffusione di un patogeno tra i più devastante per l’intera umanità generatosi solo a poche centinaia di metri di distanza . Nel 2015, con un filmato diffuso nei giorni scorsi in rete, la rubrica scientifica del Tg3 Leonardo si occupava ancora una volta delle attività del governo cinese in materia di manipolazioni di virus patogeni. Il filmato è reale, attendibile e incredibile, perché dice che è una scelta precisa della Cina, dopo l’epidemia della Sars quella di continuare a manipolare i virus, per tenerli sotto controllo (versione ufficiale, ma poi chi sa). Tra i virus manipolati guarda caso vengono citati anche quelli provenienti dai pipistrelli. Subito dopo la diffusione del video, con interventi di chiarificazione richiesti anche da alcuni politici (la Lega in particolare) il sistema informativo italiano comincia una controffensiva a tutto spiano: fake news, non è vero, la scienza dice tutt’altro. Sempre ovviamente senza spiegare una beneamata cippa. Si distingue su tutti il pasdaran della virologia Burioni che dall’alto della sua posizione di rilievo nella sanità privata, di cui parleremo in altro articolo (lavora al San Raffaele di Milano, un istituto giustamente noto e riverito ma anche immensamente ricco) parla di vere e proprie scemenze. Cominciano a fioccare articoli in inglese che smontano anche solo la mera possibilità che un laboratorio che si occupa di mutazioni di virus patogeni derivanti anche da pipistrelli con sede a Wuhan possa mai avere a che fare con un’epidemia di un virus patogeno derivante da pipistrelli che si è diffusa a Wuhan. Il povero responsabile di Tgr Leonardo (una trasmissione fatta benissimo, che ti invoglia a pagare il canone) dice che il pezzo incriminato faceva riferimento ad un articolo di Nature che però, dice sempre il responsabile Rai, ha già smentito tutto. Il virus quindi è nato spontaneamente e non c’entra nulla (guai solo a pensarlo) il laboratorio di Wuhan. Che si deve fare per campare, verrebbe da dire. Anche perché il pezzo di Nature, se è lo stesso che ho citato io, è del 2017 mentre il servizio di Tgr Leonardo è del 2015. Inoltre la presunta smentita è di tre giorni fa, a cinque anni da distanza dal servizio di Tgr Leonardo. Quando si dice la tempestività. Ma passiamoci sopra, fa nulla. Vediamo allora questa smentita categorica di Nature, talmente categorica che non lascia adito a dubbi. Si tratta di una nota del direttore ed è del gennaio 2020 (non di tre giorni fa, ma forse parliamo di un altro articolo) La nota dice: “molte storie hanno promosso una teoria non verificata che il Laboratorio di Wuhan al centro di questo articolo abbia giocato un ruolo centrale nell’epidemia di coronavirus che è iniziata nel Dicembre 2019. Nature non ha alcuna evidenza che questo sia vero; gli scienziati credono che la più probabile origine del coronavirus sia un mercato di animali”. Bene, se questa è una smentita categorica io sono Ringo Starr. Nella scienza il molto probabile (ma gli scienziati cinesi dell’altrettanto autorevole rivista The Lancet non ritenevano affatto la tesi del mercato animale molto probabile, e loro sono del posto) non vale molto più di un’ipotesi da verificare, comunque non ancora verificata con certezza. A rincarare la dose recentemente uno dei pochi programmi di vero giornalismo investigativo che c’è in Italia, Report. Nella puntata dedicata al Covid 19 (puntata che fa capire come il vero disastro è il sistema sanitario italiano) alla fine Sigfrido Ranucci presenta un’agghiacciante filmato girato a Wuhan nei giorni dell’epidemia. Un filmato in cui tutti i magnificatori della gloriosa dittatura cinese dovrebbero provare solo i brividi: anziani trovati per strada caricati come sacchi della spazzatura in anonime camionette, morti accatastati in prossimità dei condomini, malati fatti morire nelle case senza cure..altro che efficienza nel controllare il virus. Ma Ranucci nel presentare il servizio dice anche un’altra cosa, citando il famigerato mercato del pesce di Wuhan “le nostre fonti locali ci hanno assicurato che in quel mercato non sono mai stati macellati pipistrelli” Bingo! E non lo dice un anonimo comunicatore di provincia (come chi scrive) ma la più importante e qualificata trasmissione di giornalismo di inchiesta d’Italia ( e tra le migliori al mondo). E ormai la cosa comincia a prendere la piega giusta, anzichè essere insabbiata da manipoli di presunti esperti che alla fine, nonostante siano passati secoli, sono stati in grado di trattare questa epidemia alla stessissima maniera in cui veniva trattata nella Milano del 1600 di manzoniana memoria (state a casa, essenzialmente) Il quotidiano inglese Daily Mail, infatti, con una serie di articoli ha acceso un faro su questo benedetto laboratorio di Wuhan ribadendo che il laboratorio conduceva ricerche su virus altamente infettivi presenti nei pipistrelli, pipistrelli attenzione non endogeni di Wuhan ma che vivono ad almeno 1000 chilometri da questa città. Inoltre ha confermato che il laboratorio è accreditato dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità e che, addirittura, ha ricevuto un finanziamento di 3,7 milioni di dollari dagli stessi Stati Uniti. L’ambasciata cinese ovviamente ha subito protestato (c’è chi pensa di fare cause legali contro il governo cinese per la diffusione del Covid 19) ma la forza dei fatti, cocciuta, comincia ad emergere nonostante l’apparato di disinformazione, vero creatore di fake news, lavori 24 ore su 24. E ogni giorno di più la sicumera sull’origine casuale del virus viene incrinata anche da organi di informazione solitamente attenti al politicamente corretto. Il 14 aprile sul Washington Post appare un editoriale di Josh Rogin intitolato “Cablogrammi del Dipartimento di Stato segnalavano gravi problemi di sicurezza nel laboratorio di Wuhan in cui si studiava il coronavirus dei pipistrelli”. Non vorrei dire, perchè sono uno scettico di natura, che finalmente abbiamo una risposta ma direi che insistere acriticamente e fideisticamente sull’origine casuale del virus in un mercato del pesce non regge più.L’articolo, che cita atti ufficiali del governo americano è estremamente preciso. Funzionari dell’ambasciata americana visitaroino due anni prima dell’esplosione della pandemia il laboratorio di Wuhan. Lo fecero diverse volte e avvertirono con due cablogrammi il governo degli Stati Uniti dei livelli inadeguati di sicurezza del laboratorio, nonostante conducesse rischiosi studi sui coronavirus derivanti dai pipistrelli. Nel gennaio del 2018- spiega Roshin che è in possesso della documentazione- l’ambasciata statunitense a Pechino prese l’insolita iniziativa di inviare scienziati di alto profilo proprio nel laboratorio di Wuhan di cui abbiamo parlato all’inizio, cioè quello di sicurezza massima (Bls-4). A seguito di queste visite la delegazione inviò al governo Usa un cablogramma di grande preoccupazione sulla “sicurezza e sulle deboli procedure di gestione” della struttura. Inoltre il cablo avvertiva che “gli studi del laboratorio sul coronavirus dei pipistrelli e la sua potenziale trasmissione agli esseri umani rappresentavano un rischio per una nuova possibile pandemia come la SARS“. In particolare si segnalava la mancanza di tecnici e persone particolarmente esperte nel trattare esperimenti così delicati e pericolosi. Ricordo la grande tradizione e l’autorevolezza del Washington Post, quello che sollevò lo scandalo Watergate e fece dimettere il presidente Nixon. Ma ormai siamo ad un fiume in piena. Il governo americano, per bocca del sottosegretario di Stato Mike Pompeo, ha rilanciato l’ipotesi che il virus sia sfuggito di mano ai ricercatori del laboratorio di Wuhan. E poi è intervenuto, con un carico da 100 il premio Nobel per la medicina 2008 Luc Montagnier che senza troppi giri di parole ha sostenuto che il virus è fuoriuscito dal laboratorio di Wuhan nell’ultimo trimestre del 2019, mentre si tentava il suo utilizzo come vettore dell’Hiv in un test su un vaccino anti Aids. Ricordo solo che Montagnier ebbe il Nobel proprio come co scopritore del virus dell’Aids. Quindi non mi parlate più di fake news o di complotti perchè qui si gioca con la pelle della gente. Rinforzato ogni giorno di più nelle mie convinzioni, e sempre di più in ottima compagnia, pongo con sempre più vigore la domanda con cui concludo questo articolo sulle stranezze dell’epidemia: ci sono prove incontrovertibili in grado di escludere che il virus sia sfuggito al laboratorio di Wuhan? Qualcuno se ne è occupato in modo serio e con indagini sul posto (il laboratorio come abbiamo visto non era gestito solo dal governo cinese ma era centro accreditato e supervisionato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità)? Qualcuno mi spiega con certezza di fatti come il contagio spontaneo nel mercato di animali, dove non ci sono però proprio i pipistrelli, sia avvenuto e tramite quali persone? Qualcuno è in grado, invece di urlare alle fake news, di spiegarmi e di spiegare a tutti noi qualcosa di sensato su come è nata questa devastante epidemia? E soprattutto qualcuno mai pagherà per le centinaia di migliaia di morti che questa pandemia ha causato all’intero mondo e alle migliaia di miliardi di danni che ha provocato alle economie di tutte le nazioni? Qualcuno dice che la verità non si saprà mai..io dico che è difficile ma come cittadini e abitanti di questo mondo abbiamo il diritto e anche il dovere di pretenderla.

Ps: in questi giorni finalmente quanto da me affermato sta diventando ai massimi livelli motivo di indagine e di preoccupazione. “Ci sono numerose prove sul fatto che il coronavirus arrivi dal laboratorio di virologia di Wuhan”. Lo ha detto il segretario di Stato americano Mike Pompeo” citazione da La Repubblica del 3 maggio 2020. C’è forse un giudice a Berlino.