di Stefano Manocchio*
La pandemia di coronavirus ha modificato tutto, ad iniziare dagli usi e abitudini locali. In un tempo ‘normale’ l’estate sarebbe stata il periodo delle grandi e piccole sagre, a centinaia sul territorio nazionale e per tutti i gusti a favore di locali, turisti e italiani di rientro, cioè quelli costretti ad emigrare ma affezionati alle terre d’origine.
Le tradizioni adesso sono ‘sospese’ ma certo non scomparse e l’enogastronomia è il cuore pulsante di centinaia di piccoli comuni presenti ovunque in Italia. Allora sarà comprensibilmente ridotto tutto, casomai delle sagre rimarranno in essere solo quelle più ‘forti’ e maggiormente legate al territorio o quelle di vecchia e vecchissima data o ancora quelle nei territori a maggior vocazione turistica. Si sopporterà tutto, anche in considerazione del fatto che proprio gli italiani di ritorno o non torneranno a torneranno meno che in passato. Comunque proprio da questa estate dovrà ripartire la ‘riscossa’ del territorio, che proporrà conviviali limitati dal distanziamento sociale, partecipazioni parziali, ma che, proprio mantenendo le tradizioni, seppur ridimensionate, lancerà il messaggio che la nazione tutta è pronta al recupero ed al risveglio, dopo la grande paura. E lo farà attraverso la parte più profonda della tradizione, cioè la buona cucina.
LA RICETTA DELLA SETTIMANA. Cavatelli al sugo vedovo. Versare olio in un tegame di coccio, con un battuto di lardo, aglio e prezzemolo, poi aggiungere pomodori a pezzetti e basilico e insaporire di sale e pepe macinato. Quando il sugo sarà rappreso a dovere, lessare i cavatelli e alla fine aggiungerli al sugo con una spolverata di pecorino
*giornalista appassionato di cucina.