Pietro Colagiovanni *
E’ diventato un classico dei cortometraggi, un punto di riferimento ineludibile. Ha vinto la Palma d’Oro nel 1996 come miglior corto a Cannes. Nasce come una esercitazione durante un corso dell’Accademia Ungherese di Arte Drammatica e Cinematografica.
La docente Yvette Biro dà agli studenti una foto del 1951 del fotografo francese Lucien Hervè dal titolo “Tre donne”. A loro il compito di sviluppare da quella foto un cortometraggio ed una storia. E lo studente Marcell Ivanyi, in appena 6 minuti, riesce a creare un vero e proprio capolavoro, un assoluto filmico incredibile.
In 6 minuti racconta, con una macchina da presa, quello che interi trattati, poderosi libri, complessi e articolati film non riescono a trattare, a far capire. Consiglio a tutti di spendere 6 minuti del proprio tempo e guardare Wind (Szel in ungherese). Un’esperienza scioccante, di un’intensità estetica rarissima. Girato in bianco e nero, parte da queste tre donne che, con una fattoria sullo sfondo, guardano qualcosa, non si sa bene cosa.
La macchina da presa compie un giro a 360 gradi, in una campagna in cui la natura si mescola al lavoro dei contadini, per tornare poi sulle tre donne. Nel frattempo si sente solo il rumore della macchina da presa che gira, quello del vento che soffia, quello degli uccelli che volano. L’esperienza è talmente forte che non la racconto, perderebbe senso, Wind va visto, va sentito, va scoperto. Quei 6 minuti alla fine ti rimangono dentro, non vanno più via, sono capaci di segnarti. E’ questo vuol dire che siamo di fronte ad un capolavoro, ad un’opera d’arte di assoluto valore.
La regia minimalista, asciutta, la assoluta normalità della situazione,quella di una comunità rurale come ce ne sono a migliaia nel mondo, la natura confortante, quasi amena sono gli ingredienti di base dell’opera. Ma sono ingredienti neutri, inerti capaci di innescare e far deflagrare, potente e incontrollabile, un’esplosione emotiva, una tempesta di sentimenti che si rafforza con il sentimento bucolico, da opera virgiliana, da cui scaturisce.
Si potrebbe continuare per ore con questi sei minuti di purezza cinematografica. Oggi Ivanyi è un affermato regista e produttore, non più solo un promettente studente dell”Accademia. Ma con quei 6 minuti giovanili ha già conquistato un posto di riguardo e di rilievo nella storia del cinema moderno.
Voto 4,5/5
*imprenditore, comunicatore, fondatore del gruppo Terminus
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