Dal nuovo focus della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro emerge che il Dpcm del 24 ottobre, potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione occupazionale, già critica, di ristorazione, cultura e sport, settori duramente colpiti durante il lockdown primaverile, con il rischio di una nuova emorragia di posti di lavoro, i tre comparti interessati dai nuovi provvedimenti, hanno avuto, a seguito delle chiusure primaverili, un calo di 176 mila occupati (12%), contribuendo al 20% delle perdite di lavoro registrate, entro fino anno, potrebbero, sensibilmente peggiorare.
L’età degli impiegati nei settori ristorazione, cultura e sport, ha il 41,3% meno di 35 anni, a fronte di un valore medio nazionale, del 22,1%, alla giovane età si accompagna un’alta presenza di donne: se si esclude lo sport, dove è predominante l’occupazione maschile, nella ristorazione il 49,4% sono lavoratrici; valore al di sopra della media nazionale, rappresenta un allarme poiché rischia di scoraggiare la presenza femminile nel mercato, già messa a dura prova dalla difficile conciliazione tra lavoro e vita domestica.
L’occupazione dei settori indicati è caratterizzata dall’elevato livello di precarietà lavorativa, determinata dalle particolari condizioni di impiego dei settori interessati, il 42,7% ha un contratto a tempo indeterminato, contro un valore medio nazionale del 64,1% ,la situazione reddituale degli interessati vede più della metà (il 57,9%) percepire un reddito netto mensile inferiore ai 1.000 euro (contro un valore del 24,9% tra tutti gli occupati), con l’unica eccezione del settore sportivo che risulta più allineato alle retribuzioni medie. Secondo lo studio, queste categorie di lavoratori, che a fine 2019 erano circa 1 milione e 430 mila, pari al 6,1% dell’occupazione italiana, rischiano di pagare un prezzo ancora più alto.
I recenti dati Istat sull’occupazione vedono settembre sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente, il tasso di occupazione sale al 58,2% (+0,1 punti percentuali) e il tasso di disoccupazione scende al 9,6% (-0,1 punti),tra i giovani diminuisce al 29,7% (-1,7 punti), nel terzo trimestre, il livello di occupazione è superiore dello 0,5% a quello del trimestre precedente, registrando un aumento di +113mila unità.
Nel trimestre crescono le persone in cerca di occupazione (+18,1% pari a +379mila) e calano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,7% pari a -521mila unità), nonostante tutto il livello dell’occupazione è ancora inferiore, di quasi 330 mila unità, a quello di febbraio, mese in cui è iniziato l’allarme Covid e rimane più elevato sia il numero di disoccupati, di circa 40 mila unità, sia quello degli inattivi, di oltre 220 mila unità. Il tasso di occupazione è inferiore di quasi 1 punto percentuale, mentre quello di disoccupazione è sopra ai livelli di febbraio. Le ripetute flessioni congiunturali registrate tra marzo e giugno hanno fatto sì che, anche nel mese di settembre, l’occupazione continui a essere più bassa di quella registrata nello stesso mese del 2019 (-1,7% pari a -387mila unità). Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 0,9 punti percentuali.
La diminuzione coinvolge uomini e donne di qualsiasi età, dipendenti (281.000) e autonomi (-107.000), con l’unica eccezione degli over 50, tra i quali gli occupati crescono di 194.000 unità, soprattutto per effetto della componente demografica.