Il 62% dei contratti nazionali risultano scaduti
Il dodicesimo rapporto del CNEL sulla situazione contrattuale in Italia, evidenzia uno stato comatoso delle relazioni sindacali. Il numero dei contratti collettivi nazionali di lavoro sta per raggiungere quota 1000, una quantità spropositata, ma di questi il 62,8%, cioè 587 risultano scaduti e riguardano oltre dieci milioni di lavoratori, mentre il 37,2% cioè 348 sono ancora in corso di validità di questi però 81 sono in scadenza e altri 117 scadranno nel corso del 2022. Nel corso del secondo semestre del 2020 sono stati censiti 23 nuovi contratti mai censiti in precedenza.
A mio parere se si vuole parlare di ripartenza e di ripresa occorre mettere mano ad un nuovo ordine di relazione sociale e partire come oltre cinquanta anni fa con lo scrivere regole certe che abbraccino tutto il mondo del lavoro,compresi i nuovi schiavi che quotidianamente subiscono violenze e ricatti da caporali e padroni della peggiore specie. Occorre regolamentare i rapporti di lavoro rinnovando i contratti scaduti e ripristinando quella dignità che tanti imprenditori hanno azzerato, grazie anche ad una politica asservita all’economia che si è prestata a calpestare i diritti che con lotte,a volte anche durissime si erano conquistate. Il PNRR deve prevedere non solo la ripresa economica ma soprattutto il rilancio dell’occupazione e migliori condizioni economiche e normative per i lavoratori senza le quali anche il rilancio economico si rivelerà una bolla di sapone che allo scoppio lascierà dietro di sé altre lacrime e sangue per i lavoratori. Il CNEL voluto dai padri costituenti e ratificato nell’articolo 92 della costituzione dovrebbe assumere un ruolo di raccordo tra le parti e razionalizzare le condizioni di lavoro, assumendo anche un ruolo di censore e non solo di notaio, magari restringendo il numero dei contratti.
Sia il CNEL a proporre al governo un disegno di legge per le condizioni minime inderogabili sia economiche che normative,da applicare a tutto il mondo del lavoro delegando alla contrattazione collettiva delle parti sociali la possibilità di migliorarle ma non peggiorarle. Forse regole certe, toglierebbero a quei Censori degli aiuti,l’alibi di dire sì preferisce il reddito di cittadinanza al lavoro.
Alfredo Magnifico