Treviso/ Fino al 7 novembre la mostra di Silvia Canton presso Fondazione Benetton

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Il progetto InDivenire della pittrice Silvia Canton nasce grazie al supporto di Amorim Cork Italia (leader mondiale del sughero) e si basa sul riciclo del sughero vergine, con l’obiettivo di ridare nobiltà e dignità a questo materiale straordinario che diventa anima stessa delle opere dell’artista trevigiana. In esposizione più di una quarantina di tele in cui il sughero dialoga con la pittura in un linguaggio artistico originale e inaspettato.

 La sinergia con Amorim Cork Italia nasce dallo stretto legame che l’azienda da sempre nutre con l’arte, da intendersi come forma espressiva capace di trasmettere messaggi profondi e ricchi di etica. Una sensibilità condivisa, che ha portato l’artista a lasciarsi trasportare, come si evince dalla mostra, dalle armonie che i pezzi di sughero le hanno suggerito. In questa chiave di lettura, la relazione che si instaura tra Amorim e Silvia Canton diventa metafora di un mondo che sta mutando, simbolo di un elemento indomabile che lei gestisce senza snaturare e, allo stesso tempo, di un’azienda capace di esprimere, con il linguaggio della bellezza, una moderna sensibilità culturale.

 “Silvia Canton fa tesoro della lezione di chi è venuto prima di lei e la rielabora nel suo linguaggio personalissimo, inserendo di fatto la natura – nello specifico un pezzo di sughero vergine – nella pittura e dandole di volta in volta il compito di interpretare se stessa oppure di farsi metafora di un mondo che sta mutando, o addirittura di farsi simbolo di un’umanità che ha voglia di tornare a sentirsi natura lei stessa. Il sughero l’ha chiamata un paio di anni fa. L’ha sedotta con la sua consistenza ruvida e irregolare, con la sua unicità e imprevedibilità. E lei ha voluto farlo suo perché conquistata dal suo carattere indomabile, dal fatto che inevitabilmente, decidendo di appropriarsene e di renderlo parte della pittura, lei avrebbe dovuto arretrare di qualche passo, cedergli uno spazio di manovra che avrebbe portato il lavoro su strade che lei stessa non era in grado di immaginare.”

(estratto dal testo di Alessandra Redaelli).