Religione/ La ‘Peregrinatio Crucis’ benedetta da Papa Francesco negli Istituti Penitenziari del Lazio

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Riceviamo e pubblichiamo

Preparare un avvento di Pace e di rinascita. E’ questo il messaggio che porta con sé La Peregrinatio Crucis, la croce della Misericordia benedetta da Papa Francesco nel 2019. Dall’11 novembre fino al 18 gennaio, le carceri del Lazio vedranno stazionare la Croce come simbolo di speranza e di ripresa. A partire dal carcere di Regina Coeli «vivremo un evento di Grazia, di fede e di consolazione; inizierà un nuovo peregrinare per ascoltare la voce dei tanti disperati delle nostre carceri e una opportunità da vivere con la certezza che, Il Cristo crocifisso, rifiutato dagli uomini, viene a toccare le ferite della nostra vita così che dalla solitudine nasce l’invito a riprendere il cammino» come ha affermato don Raffaele Grimaldi, Ispettore dei Cappellani delle carceri d’Italia. L’evento si aprirà con una solenne celebrazione presieduta dal Prefetto della Congregazione per il Clero S.Ecc.za Lazarus Mons. You Heung-sik . La Croce – volto di Cristo – assume il simbolo di vicinanza al mondo penitenziario per vivere e far vivere il tempo dell’Avvento, tempo di preparazione e di attesa verso il Natale, con la consapevolezza che Gesù Bambino verrà ad incarnare le sofferenze dei prigionieri e a portare la consolazione per coloro che sono in “attesa” della giustizia umana.

Gli Istituti penitenziari, nuove “periferie emarginate dalla società” spesso confinati ed esclusi dai circuiti di inclusione, saranno attraversati dalla Croce per fare visita alle nuove “periferie esistenziali. Tra le fredde e rigide mura, la forza della Peregrinatio è l’annuncio della Salvezza per chi, dalla tenebra, vuole assaporare la Luce della Misericordia di Dio. Il cammino della Croce della Misericordia diventa così anche “cammino sinodale” nelle carceri per ascoltare le angosce umane, spesso, sepolte e rinchiuse nelle celle della solitudine umana. Una Chiesa in cammino, è sempre una Comunità aperta ai bisogni degli altri: è la Chiesa in uscita con le porte spalancate che guarda al futuro con gli occhi di Dio. Seguendo le sollecitazioni di papa Francesco sul tema carcere, La Croce diventerà per tutta la realtà intramuraria (dalla direzione alla vigilanza, i volontari, l’area trattamentale, il servizio mensa, Il servizio medico ecc., ai detenuti stessi) un’occasione per «non soffocare la fiammella della speranza. Sempre guardando l’orizzonte del futuro».

Attraversare i lunghi corridoi delle carceri vuol dire ascoltare le voci del silenzio e vedere gli sguardi delle persone detenute che affollano le carceri. Sono le voci di chi, molto spesso, non ha è assistito nella difesa o non ha famiglia, né una casa, tantomeno un lavoro dignitoso perché già emarginati dalla società dei “pugni chiusi” e dei “ cuori sbarrati”. Non una elemosina utile solo a narcotizzare le coscienze, ma un impegno per promuovere la giustizia e la dignità di ogni persona come viene ricordato nello spirito della V Giornata mondiale dei poveri (14 novembre) «I poveri li avete sempre con voi» (Mc 14,7).

La Croce che entra negli Istituti penitenziari vuole essere, inoltre, un segno di liberazione del cuore dalle catene dell’indifferenza anche per i condannati a vita e, in modo particolare, per gli ergastolani marchiati dalla legge umana “fine pena mai”. In quanto persone, anche per essi c’è la fiammella della speranza perché come recita il Vangelo della carità: “Non private a nessuno del diritto di ricominciare”.

La Peregrinatio Crucis nelle carceri d’Italia vuole essere, dunque, secondo le intenzioni dei 250 Cappellani, «la vicinanza pastorale della Chiesa verso il mondo recluso per offrire la gioia del Vangelo, la forza per rialzarsi e il coraggio di riprendere in mano la bellezza della libertà della vita con l’umiltà di riconoscere i propri errori e chiedere perdono a Dio Padre ricco di misericordia»

L’Addetto Stampa