Il ‘fatto’/ Il Malaffare di 237 miliardi che il Covid può far lievitare

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Una ricerca del centro Research and development (Rand) fa emergere che, la corruzione costa all’economia dei paesi europei oltre 900 miliardi di euro l’anno, all’economia italiana costa non meno di 237 miliardi, pari al 13% del Pil. La corruzione blocca l’afflusso di capitali stranieri e incide negativamente sull’occupazione, inoltre, spinge le imprese a mantenere una dimensione ridotta, mentre la riduzione del livello di corruzione favorisce la nascita di nuove imprese, facilita l’arrivo di capitali e imprese straniere, rende più agevole la gestione delle attività pubbliche e incide positivamente sull’occupazione giovanile. La Banca Mondiale sostiene che il reddito medio nei paesi con un alto livello di corruzione è di un terzo inferiore a quello dei paesi con un basso livello di corruzione. L’inefficienza amministrativa e la corruzione sono le principali cause che, allontanano gli investimenti, molto più degli elevati livelli di tassazione e di altri fattori di natura economica, ostacolano la realizzazione di insediamenti produttivi e infrastrutture, inquinano l’utilizzo delle risorse pubbliche, alimentano la criminalità e l’evasione fiscale, favoriscono la proliferazione di fenomeni di malaffare, minano la competitività delle imprese, falsano la concorrenza, ostacolano la meritocrazia, moltiplicano il contenzioso, azzerano o quantomeno riducono le entrate tributarie, facendo lievitare non di poco, i costi di servizi e opere pubbliche, riducono l’efficienza dei servizi pubblici ,privano i cittadini di prestazioni essenziali.

Con la corruzione si attiva un circolo vizioso che; zavorra i processi di sviluppo, deprime l’ambiente economico, diminuisce gli investimenti, riduce occupazione, redditi, consumi, entrate fiscali, servizi e prestazioni pubbliche, lievitare i costi burocratici e gli oneri relativi alla frequente soccombenza dell’amministrazione nei contenziosi contro cittadini ed imprese, il risultato, di tutto questo sono; più spese, meno entrate e scarse risorse pubbliche per soddisfare i diritti dei cittadini. Un recente rapporto Anac rileva che nel triennio 2016-2019 in Italia si sono registrati un episodio di corruzione a settimana e un arresto ogni 10 giorni, il numero sembra scarso se rapportato all’elefantiaco apparato, ma, risulta allarmante se si considera che i dati ufficiali non forniscono una stima attendibile del vero fenomeno corruttivo, che resta in larga misura sommerso e deve essere considerato più esteso di quanto lascino intendere le statistiche giudiziarie. L’attività amministrativa ha introdotto controlli sui poteri pubblici e strumenti meritocratici, anche con incentivi ai dipendenti virtuosi e sanzioni a quelli inefficienti, ha individuato un irrigidimento delle norme sulla responsabilità (penale, disciplinare, amministrativo-contabile, civile) dei funzionari pubblici e previsto l’inasprimento delle sanzioni ,sulla base delle quali le amministrazioni dovrebbero prevenire e perseguire come eventi corruttivi la vendita dell’attività istituzionale, i casi di illegittima deviazione dalle regole di buon andamento, a prescindere dal conseguimento di denaro e dalla conclusione delle indagini penali.

Questa disciplina consentirebbe di anticipare, estendere e rendere più efficace il contrasto alla corruzione con l’adottare le relative sanzioni,anche senza dover dimostrare passaggi di denaro o attendere gli esiti dei processi penali. Anac e Corte dei conti rilevano che le amministrazioni e le società pubbliche queste norme le vedono come fumo agli occhi e le applicano solo formalmente, infatti, il campionario delle elusioni è vasto: controlli inefficaci, scarsa responsabilizzazione del personale, assenza di coordinamento tra il piano anticorruzione e quello della performance, scarso coinvolgimento di dirigenti e vertici politici. Le sanzioni sono solo virtuali, Anac non ha la struttura adeguata a verificare l’attività di venti regioni, di oltre 8.000 comuni e decine di migliaia di altri soggetti che svolgono funzioni pubbliche per verificare la legittimità di un’infinita mole di atti, quindi, questa allarmante situazione potrebbe aggravarsi a causa dell’emergenza sanitaria, che impone di accelerare procedimenti e acquisti pubblici attraverso deroghe alle regole standard, riduzione e semplificazione dei controlli.

Il decreto Semplificazioni estende l’applicazione delle procedure di urgenza per l’affidamento e la consegna dei lavori, amplia la possibilità di aggiudicare gli appalti senza gara, “taglia” numerosi adempimenti e controlli previsti dal Codice dei contratti, consente di procedere all’aggiudicazione delle gare e all’esecuzione dei lavori in deroga a ogni disposizione di legge (con pochi vincoli: il rispetto delle norme penali, della normativa antimafia e delle regole europee), accentra in capo ai commissari pressoché tutti i poteri di aggiudicazione ed esecuzione delle opere di particolare rilievo. L’emergenza ha visto emanare disposizioni che rendono non punibili gli sprechi di risorse pubbliche causati da grave negligenza, superficialità, mancanza del livello minimo di prudenza di dipendenti e amministratori pubblici, depotenziano il reato di abuso di ufficio, introducono limiti all’annullamento dei contratti dichiarati illegittimi dai giudici amministrativi. Questo regime speciale comporta il rischio concreto di proliferazione di episodi di corruzione, di sprechi e di irregolarità negli acquisti pubblici.

Le verifiche dell’ Anac hanno evidenziato una vasta gamma di criticità: dalla proliferazione degli affidamenti diretti, alle gare revocate, dalla difformità dei servizi eseguiti rispetto a quelli appaltati, ai prodotti non certificati. Per invertire la rotta è indispensabile; garantire il rispetto delle norme sulla trasparenza, che facilitano i controlli, inserire l’adempimento delle misure anticorruzione tra gli indicatori di performance dei dipendenti pubblici che  condizionano percorsi di carriera e retribuzione accessoria, prevedere controlli efficienti sulla qualità dei piani anticorruzione e sulla corretta attuazione delle misure previste, coinvolgere concretamente dirigenti e vertici politici nell’attuazione dei piani e rendere effettiva la responsabilità, rendere efficienti i procedimenti disciplinari. Durante l’emergenza sanitaria sarebbe necessario riequilibrare deroghe e regole che garantiscono; qualità ed economicità dell’attività amministrativa e sottoponendo  acquisti pubblici con controlli efficienti e misure che garantiscano la trasparenza di atti e contratti della Pa.

La soglia di adempimento alle regole anticorruzione potrebbe essere considerata un requisito per l’attribuzione di finanziamenti a società pubbliche ed enti locali, in modo da premiare le amministrazioni virtuose e sanzionare quelle inefficienti.

Alfredo Magnifico