La riflessione/ La ripresa sarà smontata a causa del crollo demografico

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Il crollo demografico Italiano rappresenta un serio ostacolo per migliorare i livelli di coesione economica e sociale.

L’Italia, dai dati forniti dall’Istat ha;

·        pagato le conseguenze più elevate della crisi sanitaria con 16 milioni di contagi, quelli ufficialmente registrati e circa 170 mila morti, anche se si è riscontrata la maggior adesione della popolazione alle misure sanitarie messe in campo dalle Autorità.

·        recuperato le perdite economiche in termini di Pil (-8,9% nel 2020).

·        recuperato l’occupazione, con il ritorno a oltre i 23 milioni di occupati nel mese di aprile u.s., ed ha superato il 60%, anche se per effetto della diminuzione della popolazione in età di lavoro.

La ripresa si presenta a macchia di leopardo; superiore nell’ industria manifatturiera e delle costruzioni, con esportazioni superiori alle performance registrate nei principali Paesi europei, fermi o in calo i servizi di: accoglienza, ristorazione, ricreazione e dedicati alle persone.

Aumenta l’occupazione (più 900 mila posti, anche se per i due terzi grazie ai contratti a termine non rinnovati nei periodi più intensi dei lockdown, con effetti negativi su giovani e donne, con la ripresa dei servizi ,anche la componente degli under 34, è tornata ai livelli pre-pandemia.

I numeri smentiscono la minacciata ecatombe di licenziamenti, con la paradossale condizione di avere imprese che non riescono a trovare lavoratori competenti, o disponibili ad essere assunti.

Il recupero di attività nel comparto dei rappresenta una riserva che fa presupporre una crescita economica oltre il 2,6%, consolidato nel primo semestre dell’anno in corso.

Ma.. le difficoltà non mancano, infatti:

·        la ripresa dell’inflazione è destinata a generare una perdita del potere di acquisto, che si abbatterà sul risparmio accumulato dalle famiglie nel corso della pandemia.

·        le incertezze legate a fattori internazionali,

·        l’aumento dei tassi di interesse, programmati dalle autorità, sono destinati a condizionare, in negativo, le scelte di investimento delle imprese.

Questi Indicatori, nella migliore delle ipotesi, fanno prevedere un dimezzamento della stima di crescita del Pil all’1,6% nel 2023.

Il ridimensionamento del potere d’acquisto dei salari e della crescita economica, in assenza di correttivi, comporterà un aumento lavoratori e famiglie con figli a carico, monogenitoriali o straniere, esposte a rischio di povertà assoluta.

La caduta di natalità prosegue con ritmi preoccupanti (-10% nel primo trimestre 2022 rispetto al 2019)sarà a causa del dimezzamento dei matrimoni, del prolungamento dei tempi di permanenza nelle famiglie di origine da parte dei giovani; altri dati sconfortanti indicano che per ogni 100 minori al di sotto dei 15 anni ci sono 188 al di sopra dei 65 anni, il numero crescerà a 306 nel 2059,i non autosufficienti che oggi sono 3,8 milioni e aumentano, in modo esponenziale, con la crescita di ultra ottantenni.

Calano i residenti -1,3 milioni nel corso degli ultimi 8 anni e  crescono gli stranieri arrivando a 6,8 milioni,di questi,nonostante 1,6 milioni siano diventati cittadini italiani, non compensa il calo di italiani, anche perché la fecondità delle donne straniere è in rapida diminuzione, altro problema sarà il crollo delle persone in età di lavoro (circa 5 milioni entro il 2040 ) e l’aumento di quelle a carico.

Per non fallire occorre aumentare gli investimenti tecnologici, la produttività, la quantità e la qualità delle risorse umane attive, le politiche migratorie, attrarre  risorse umane qualificate e ripristinare sostegni assistenziali alle persone fragili.

In vista delle elezioni non c’è un partito al momento che parli di questi argomenti, c’è solo un gran fermento a tutelare il “Culo sulla poltrona” ,si vedono grandi manovre di tutti ammassati al centro(la grande Ammucchiata) i problemi evidenziati dall’Istat valgono un programma politico, ammesso che tra i politici sia rimasto qualcuno in grado di leggere-scrivere e declamare un programma.

Alfredo Magnifico