Riceviamo e pubblichiamo
“I dati pubblicati oggi da Ministero del Lavoro e Anci, raccolti nell’ambito del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato, confermano purtroppo quello che sosteniamo da tempo anche con la nostra petizione ‘Mai più ghetti’: almeno 10mila lavoratori, quasi tutti immigrati, vivono in insediamenti informali dove a farla da padrone sono lo sfruttamento e l’illegalità. Si tratta di una violazione dei diritti umani che le istituzioni devono aiutarci a eliminare definitivamente con una nuova politica migratoria e con risposte strutturali a tutela della dignità dei lavoratori”.
Lo scrive sulla pagina Facebook della Fai-Cisl il Segretario Generale Onofrio Rota commentando il rapporto pubblicato oggi da Ministero del Lavoro e Anci sulle condizioni abitative dei migranti che lavorano nell’agroalimentare.
“Nonostante il caporalato non rappresenti l’agricoltura italiana, fatta anche da tante imprese sane, buona contrattazione, bilateralità avanzata, buone pratiche – continua Rota – il problema del sommerso e dello sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, in particolare migranti, rimane una vergogna nazionale, ora certificata anche dal Ministero e dall’Associazione dei comuni italiani: è una condizione che deve essere superata al più presto per evitare che altre persone diventino vittime di questa piaga sociale”.
“Dall’indagine – prosegue Rota – emerge che 38 comuni hanno segnalato la presenza di 150 insediamenti informali o spontanei non autorizzati, con sistemazioni varie e presenze che vanno dalle poche unità registrate nei micro insediamenti, alle migliaia di persone nei ghetti più noti alle cronache. Alcune aree del Sud guidano la classifica delle 11 regioni coinvolte, ma il fenomeno interessa tutto il Paese. Il rapporto conferma quanto rilevato da noi con il nostro ‘Atlante dei ghetti’, una mappatura degli insediamenti segnalati dalle nostre strutture territoriali. Ci auguriamo davvero che i 200 milioni di euro del Pnrr previsti per superare questi insediamenti siano solo il primo di tanti altri investimenti da concertare con le parti sociali”.
“Mentre alcuni irresponsabili mandano a monte il Governo Draghi, creando una distanza ancora più ampia tra una politica autoreferenziale e la vita quotidiana di chi produce il cibo per le tavole di tutti noi – osserva infine il sindacalista – le baraccopoli Made in Italy continuano a crescere ogni giorno sotto il naso delle istituzioni locali, regionali e nazionali, e tanti sindacalisti continuano a battersi, spesso minacciati, come Don Chisciotte contro i mulini al vento. La nostra petizione online sulla piattaforma Change.org deve essere sostenuta anche per loro, affinché l’omonima mozione impegni Governo e Parlamento a prendere iniziative concrete e non lasciare sole le parti sociali”.
Ufficio stampa FAI-CISL