Tra i mille problemi economici del Paese, questo è uno dei maggiori: i debiti della Pubblica amministrazione pagati con notevole ritardo ai fornitori.
Stiamo parlando dello stock dei debiti commerciali di parte corrente della nostra Pubblica Amministrazione (PA) che ammonta, secondo le ultime stime, a 55,6 miliardi di euro.
In buona sostanza, lo Stato centrale e le sue articolazioni periferiche continuano “colpevolmente” a non pagare i propri fornitori, costituiti prevalentemente da Pmi e, quando lo fanno, ciò avviene con grave ritardo rispetto ai tempi di pagamento previsti dalla legge. A ritornare su questo tema è l’Ufficio studi della CGIA.
In Italia le commesse della nostra PA ai privati ammontano complessivamente a circa 150 miliardi di euro all’anno e il numero delle imprese fornitrici si aggira attorno a un milione.
Tra i ministeri, quello meno reattivo a saldare le fatture ricevute è stato l’Interno con un ITP pari a +67,09; ciò vuol dire che il Viminale liquida i propri fornitori con oltre 2 mesi di ritardo rispetto alla scadenza prevista dal contratto. Seguono le Politiche agricole con +42,28 e la Difesa con +32,75.
Tra le amministrazioni regionali, invece, i maggiori ritardi nel saldare i pagamenti si sono registrati in Abruzzo con 62 giorni oltre la scadenza contrattuale, in Basilicata con 39,57 e in Campania con un ritardo medio di 9,74 giorni. Tra i comuni, invece, la situazione più critica si è verificata a Napoli.