Varie ed eventuali/ Perché non sopporto il “politicamente corretto”

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di Pietro Colagiovanni

Mi fa sobbalzare sulla sedia, mi agita, mi cambia l’umore. Il politicamente corretto e le sue estrinsecazioni, sempre più diffuse e sempre più valorizzate dai media (e c’è un perché) mi fanno andare in bestia. Sia l’imbrattamento di opere arte, sia lo scandalo del corpo nudo del David di Donatello, sia l’abbattimento di statue di personaggi storici sono cose che ritengo demenziali e pericolose. E non sono solo i gesti simbolici o presunti tali. Il peggio del politicamente corretto, però, è la sua ideologia, i modelli positivi che propone. Essenzialmente una società di famiglie aperte, in cui il ruolo maschile e femminile non significano più nulla, di gente vaccinata a prescindere, che mangia insetti o qualsiasi cosa sia ecosostenibile e che soprattutto è intollerante per tutti coloro che non la pensano come loro. Questo è il punto peggiore: il politicamente corretto, nella sua furia iconoclasta, è essenzialmente un pensiero violento, altro che corretto. E allora cominci a riflettere sulla sua natura. Chi ha creato il politicamente corretto? I mezzi di comunicazione di massa, specie quelli tradizionali (stampa, televisione) ma anche con l’aiuto, l’aiutone, dei social più forti, genere Google, Twitter o Facebook.

In Italia come nel mondo la stampa indipendente non esiste. La stampa influente, che forma le masse, detta loro agende e priorità è sostanzialmente una cinghia di trasmissione del potere, quello statale ma ancor di più quello economico. Lo abbiamo visto in Italia con la pandemia. Chi semplicemente (e col senno di poi, con grande fondatezza) esprimeva qualche dubbio sui vaccini, sui lock down e sulle altre misure spesso demenziali prese dal governo contro il Covid veniva additato come un untore, nel caso specifico un no vax. E come tale andava espulso, emarginato dalla società, rinchiuso in un ghetto e additato al pubblico ludibrio. E tutto questo grazie all’azione martellante, continua, quotidiana dei grandi giornali (tutti, salvo un’eccezione), delle grandi televisioni nazionali e col supporto dei più influenti social media e motori di ricerca. Visto dall’esterno e togliendo la parola no vax si trattava di persecuzione verso alcuni cittadini decisa dal potere e sostenuta da una propaganda ostinata, martellante e pervasiva. Se astraiamo anche dal periodo storico e dal luogo geografico abbiamo un esempio classico, da manuale, di nazismo. Il nazismo è forse l’esempio più fulgido di manipolazione su larga scala delle masse, grazie anche all’assoluta genialità (benchè devota al male) del suo artefice, Goebbels.

E il politicamente corretto che viviamo oggi non è altro che una sua versione 2.0 (o 3.0 o edizione Metaverso, altro termine che tutti usano senza un preciso perché). Mentre un dittatore tradizionale come Putin immediatamente suscita repulsione, perché barbaro e primitivo la violenza del politicamente corretto viene accolta come salvifica e confortante. Ma Putin è semplicemente un sanguinario arretrato (e pure mezzo scemo) mentre le menti alla base del politicamente corretto sono molto più raffinate e pericolose. Dietro ogni diktat del politicamente corretto ci sono affari per miliardi di euro che arricchiscono in modo scandaloso pochi soggetti. Si creano nuovi bisogni, nuove industrie, siano esse quelle degli insetti, o della mobilità ecosostenibile o dei vaccini salvifici assemblati in poche settimane. In pochi si arricchiscono in maniera schifosa e dispongono così dei mezzi per controllare le masse e orientarle a loro piacimento. Ecco perché odio il politicamente corretto. Oltre ad essere irritante e privo di ogni spessore culturale ha una caratteristica ancora più pericolosa: conduce alla schiavitù e alla soggezione al potere.