Il salario minimo farebbe bene ai lavoratori e all’economia

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FOTO DI REPERTORIO

Da vecchio sindacalista, ormai sulla soglia di quasi cinquant’anni di attività, non riesco a comprendere la contrarietà di alcuni, sindacalisti e politici, sul Salario Minimo che, a mio giudizio, potrebbe risultare la misura per; migliorare il potere d’acquisto, incrementare la produttività delle imprese e spingerle ad innovare.

Tanti economisti si sono dichiarati favorevoli nel ritenere il Salario minimo utile, anche se, strumentalizzato, (come lo furono i Wacker), potrebbe rischiare di; creare condizioni peggiori per i lavoratori, innescare una spirale salari-prezzi, fare male alle imprese e al sistema economico.

Il salario minimo, dovrebbe essere garantito per una determinata quantità di lavoro, tornato all’ordine del giorno in Parlamento con diversi disegni di legge, è criticato da più parti e osteggiato dalla maggioranza di governo, mentre sarebbe utile per:

·        i lavoratori perché aumenta le retribuzioni senza portare a una riduzione dell’occupazione.

·        l’economia, studi recenti hanno dimostrato che non favorirebbe il mercato nero o informale.

Un salario minimo più alto può portare miglioramenti alla produttività, diventare uno strumento di politica industriale che permetterebbe a un Paese come l’Italia, in cui la produttività non cresce, di rompere un “cattivo” equilibrio per il quale le aziende non innovano più o lo fanno poco e rimangono sul mercato semplicemente comprimendo i salari, aumentarli spingerebbe le aziende a ritornare a innovare e incrementare la loro produttività, infatti, dopo la sua introduzione in Germania e Brasile i lavoratori si sono spostati verso imprese più produttive.

Le imprese che cercano di schiacciare i salari verso il basso, dovrebbero invece trovare altri modi per essere concorrenziali meccanismo, statico e dinamico;

·        lo statico è quello per cui le imprese hanno il potere di fissare i salari al di sotto dei livelli concorrenziali, quindi di comprimerli perché sono l’unico compratore del fattore lavoro di fronte a una vasta offerta, aumentarli non andrebbe a ridurre l’occupazione ma a diminuire questo potere che le aziende esercitano.

·        il dinamico: se un’azienda cerca di essere competitiva semplicemente grazie a salari bassi, nel breve periodo ottiene dei profitti a scapito dei lavoratori, ma smette di innovare. In questo modo nel lungo periodo subisce la concorrenza dall’estero, mentre il nostro Paese, intrappolato in un modello di sviluppo completamente sbagliato che si basa sulla compressione dei salari, non riesce a competere con le altre economie, per esempio quelle asiatiche. È un meccanismo che ci porta alla rovina. Lo dimostrano i dati: negli ultimi 30 anni il nostro Pil è cresciuto in maniera molto limitata.

L’Italia non ha introdotto il salario minimo, altri lo hanno fatto, noi a differenza di altre Nazioni abbiamo moltissime aziende poco produttive, protette dalla politica economica dei governi, con il salario minimo le si spingerebbero a innovare.

Non avendo un salario minimo indicizzato, i lavoratori italiani sono quelli che maggiormente hanno perso potere di acquisto rispetto ai loro colleghi dei Paesi Ocse.

Una recente ricerca dimostra che dove c’è il salario minimo indicizzato o aggiornato i lavoratori sono riusciti a proteggersi meglio dall’inflazione causata dalla guerra in Ucraina e dalla Pandemia e non ha innescato la spirale prezzi-salari.

14 euro di tariffa oraria in Lussemburgo, 12 in Germania e Belgio, 11 in Irlanda, Francia e Olanda, 7,5 in Spagna e Slovenia, fissare in Italia il Salario Minimo a 9 euro sarebbe un buon punto di partenza, chi sostiene  che è troppo alto ribadirei che è congruo se si considera che la nostra economia ha avuto un tasso di inflazione al 10% nell’ultimo anno,a chi invece sostiene che è troppo basso ribadisco che l’importante è prevedere dei meccanismi di indicizzazione, come avviene li dove c’è e il CNEL potrebbe giocare il ruolo “super partes”.

L’Italia a livello di lavoro è in una situazione catastrofica, il salario minimo potrebbe essere un argine al lavoro povero, primo tassello di una serie di riforme strutturali che andrebbero fatte per cambiare il mercato del lavoro, ridurre la flessibilità e irrigidirlo, disincentivare i contratti a tempo determinato, (che hanno portato vantaggi solo alle imprese e nessun beneficio, ai lavoratori e alla crescita economica.

Il salario minimo non è una misura che va contro le organizzazioni di rappresentanza ma una riforma che darebbe più potere negoziale.

Uno dei problemi dell’Italia e di tutte le economie occidentali è che a partire dagli anni Ottanta il ruolo dei sindacati è stato eroso e quando i sindacati sono deboli le disuguaglianze crescono e si innescano circoli viziosi per l’economia.

Una domanda che rimarrà senza risposta, vista la frattura delineata, “come mai i sindacati italiani non hanno ancora scioperato, non hanno inaugurato una stagione di conflitto per aumentare i salari?”,dove è accaduto, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, i lavoratori sono riusciti a ottenere successi e a proteggersi dall’inflazione.

Alfredo Magnifico