Per i giovani la carriera è passata di moda

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Alfredo Magnifico

Un report della Hacking Talents, la piattaforma di matching digitale che permette alle organizzazioni di sviluppare i talenti delle proprie persone in maniera scalabile, analizza le principali emozioni e le esigenze percepite dalle diverse generazioni in ambito lavorativo, ne viene fuori che I giovani non rincorrono più il “posto fisso”, ma vanno alla ricerca della felicità e del benessere personale.

Parafrasando una pubblicità dei miei anni giovanili; per sopravvivere al logorio della vita moderna,… i giovani, Millennial (generazione dei nati tra i primi anni Ottanta e la metà degli anni Novanta) e la Gen Z, (nati dal 1995 al 2010 in poi), cercano di stare alla larga da scolorite e stanche versioni di loro stessi, cercano di restare in equilibrio tra vite pianificate e ferma volontà di non omologarsi, si sforzano di non lasciare che i sogni e la felicità si spengano, costretti a vivere in una corsa a ostacoli che troppo spesso fa a pugni con il mondo del lavoro non troppo intenzionato ad andare nella direzione dell’autodeterminazione.

Le generazioni giovanili degli anni Venti del Duemila sono le prime dopo decenni a non possedere una condizione di vita migliore delle precedenti, dai quarant’anni in giù, disegnare un futuro rappresenta più un’angoscia che un buon augurio e l’impatto sul benessere psicologico è devastante, raggiungere la posizione lavorativa e sociale desiderata somiglia più a un miraggio che a un sogno che si realizza, i compromessi  a cui assoggettarsi appaiono assai impegnativi.

Parliamo di generazioni molto più istruite rispetto alle precedenti, competenti, non più giovanissimi, nella maggior parte dei casi con un lavoro ben al di sotto delle aspettative sociali, stufi di dover subire, esplosi in un anticonformismo di reazione dai tratti ben definiti, che vede Millennial e Gen Z togliere dal centro dei loro interessi e dei ragionamenti la carriera.

I giovani lavoratori vogliono essere e sentirsi liberi, molti lamentano l’impossibilità di esprimersi liberamente, per loro, la vera realizzazione sembra essere la felicità personale, il resto è contorno,… un contorno che collabora al raggiungimento della felicità, ma pur sempre un contorno.

Il 64% dichiara di provare stress ogni giorno sul posto di lavoro, solo il 10% si sente appagato, una strage silenziosa di felicità piegata al cospetto di uno stipendio a cui, nonostante tutto, proprio non si può rinunciare, baratterebbero volentieri qualche euro del proprio stipendio con un ambiente lavorativo basato su relazioni umane sane e positive.

Dopo decenni di vita votata alla carriera, l’unico modo per salvarsi è creare connessioni umane e puntare tutto sul benessere delle persone, la chiave sta;

·        nella condivisione e nel confronto e nelle politiche attive per ridurre il gap intergenerazionale,

·        nella formazione sulla comunicazione efficace,

·        nella crescita professionale personalizzata grazie all’esperienza di coach certificati  e di percorsi di leadership.

Lavorare in un ambiente caratterizzato da relazioni positive, da una comunicazione chiara e dalla possibilità di crescere all’interno dell’organizzazione, sia sul piano professionale che personale, sono elementi imprescindibili, lo confermano ogni giorno schiere di giovani in balìa di un presente difficile da interpretare e ostaggi di un futuro che, ai loro occhi, sembra non arrivare mai.

L’urlo dei Millennial e della Gen Z è una reazione istintiva a una società che, in nome del progresso, ha lasciato indietro l’umanità, il loro è un appello a salvare l’anima, a non tacere, a non rassegnarsi, a non inchinarsi, a non vendersi.

I giovani vogliono “respirare a pieni polmoni” la loro esistenza, senza rinunciare a sentimenti ed emozioni in cambio di un posto sicuro, non hanno alcuna intenzione di guardarsi allo specchio e riconoscersi scontenti.

Cercano una imperfetta perfezione che ha come unica ambizione essere spettatrice di un presente autentico, da tramandare ai figli dei figli.

Più che della politica, c’è bisogno di un risveglio delle coscienze e come noi con Pasolini, di qualche “Poeta” contemporaneo capace di riaccendere menti e cuori sapientemente allenati a non funzionare schiavi di tecnologia e social, come Foscolo; “ la speme, / ultima dea, fugge i sepolcri”. Speranza non vana sia la mia, ma qualche riforma, non la solita presa per il culo, sarebbe parecchio utile.

Alfredo Magnifico